Libertà

Questo blog vuole essere un'antologia sulla libertà. E' dedicato a tutti coloro che credono che la Libertà sia assolutamente necessaria allo sviluppo della nostra civiltà, tormentata ancora da ogni genere di sopruso, guerre, torture e ingiustizie sociali

sabato 2 agosto 2008

Lavoro minorile


Tutti i fratelli di Iqbal

Bambini che inseguono un pallone in un prato, bambini che giocano sui tappeti del salotto vicino a nonne e mamme, bambini dai visi felici che si confondono coi volti di altri bambini: bambini dagli occhi tristi e scuri che intrecciano al telaio fili di seta e lana in una stanza buia, bambini dal volto annerito dal fumo e dalla polvere. Bambini curvi sotto un carico di pietre, chini a intingere pezzetti di legno nello zolfo per farne dei fiammiferi, intenti a martellare pezzetti di metallo che diventeranno pallottole, a infilare perle di vetro per collane che nessuno di loro indosserà mai.
Sono i figli dell'altra metà del mondo, quelli che costruiscono i palloni con cui altri bambini giocheranno, i giocattoli che altri riceveranno in dono, i tappeti su cui altri si stenderanno a disegnare con le matite colorate. Sono i bambini che non esistono, quelli a cui nessuno ha mai raccontato favole, cresciuti troppo in fretta in un mondo che non si può permettere il lusso del tempo dei giochi e delle carezze. Bambini di cui leggiamo distrattamente o con pena infinita nelle pagine dei giornali, di cui ci ricordiamo quando bisogna costringere altri bambini, bambini di questa metà del mondo, a mangiare o a riordinare la loro stanzetta.
Sono i bambini provenienti da ogni parte dell'India che, a intervalli regolari, manifestano ogni anno per le strade di Delhi reclamando a gran voce il loro diritto all'istruzione e a una vita decente, una vita in cui non siano costretti a lavorare per pochi soldi o essere venduti come schiavi. Proteste per sensibilizzare le coscienze, proteste per non dimenticare una storia di qualche anno fa. La storia di un bambino pakistano di appena quattro anni venduto a un mercante di tappeti per ripagare i debiti della sua famiglia. La storia di Iqbal Masih che, al contrario degli altri, dopo sei anni di schiavitù al telaio era riuscito a sfuggire ai propri carcerieri e a mettersi in contatto con un’organizzazione sindacale. Nella sua breve stagione di gloria, Iqbal ha ricevuto i più alti riconoscimenti delle organizzazioni umanitarie e sindacali, interviste e fotografie dai giornali di mezzo mondo. Un bambino tre volte sfruttato dal mondo dei 'grandi': che ne hanno fatto prima uno schiavo, poi un esempio e da ultimo un martire. E' morto il sedici aprile del 1985, come muoiono soltanto gli eroi dei romanzi. Ucciso da un colpo di pistola proprio mentre, forse per la prima volta in vita sua, giocava spensierato come un bambino tra i bambini. Così, Iqbal è diventato il simbolo della ribellione alla schiavitù del lavoro minorile, piaga diffusa e non abbastanza combattuta in tre quarti del pianeta.
Sono più di duecentocinquanta milioni, secondo l'Unicef e le organizzazioni non governative, i bimbi lavoratori nel mondo. Di questi, centoventi milioni lavorano a tempo pieno, altri centotrenta svolgono attività dopo la scuola. L'età è compresa tra i cinque e i quindici anni. Il sessantuno per cento di loro vive in Asia. Secondo l’Organizzazione internazionale per il lavoro nella sola India, dove peraltro il lavoro minorile è vietato per legge, ci sono più di sessanta milioni di bambini lavoratori. Sono impiegati nel settore delle costruzioni, nel settore tessile, nell’industria del tabacco, nella produzione di manufatti e di fuochi d’artificio. Alcuni, come i piccoli impiegati nella produzione di braccialetti di vetro di Ferozabad, lavorano a contatto con acidi e sostanze chimiche. In Bangladesh, sono più di sei milioni i minori impiegati in attività pericolose o a rischio. In Nepal ogni anno almeno settemila bambine vengono avviate e costrette alla prostituzione, mentre i loro coetanei maschi vengono impiegati nella tessitura di tappeti o nella produzione di pallottole e nell’assemblaggio di armi.
La situazione non migliora neanche per quelli apparentemente baciati dalla fortuna: i bambini che lavorano nel mondo del cinema o della moda, coccolati e vezzeggiati per un attimo e subito ripiombati nel buio dell'anonimato e della quotidiana povertà: come Shafiq Syed, protagonista del film Salaam Bombay di Mira Nair, vincitore all'epoca del prestigioso National Award for the Best Child Actor, che sostiene di essere stato usato dalla Nair e poi gettato via come un limone spremuto, senza tanti complimenti.
Le cause primarie della schiavitù o del lavoro minorile sono la povertà e la guerra. Sembra ovvio ma non lo è affatto, se si pensa che soltanto da pochi anni a questa parte le organizzazioni internazionali si sono rese conto che il denaro, i programmi di scolarizzazione e il boicottaggio delle imprese che impiegano manodopera infantile non bastano. I piccoli lavoratori difatti, privati del loro reddito, finiscono direttamente tra le leve della criminalità spicciola o sulla strada a prostituirsi per pochi soldi. Il vero problema è fornire redditi alternative alle famiglie. Così in India, Bangladesh e Pakistan sono stati stanziati svariati milioni di dollari da impiegare in programmi di sostegno alle famiglie bisognose. Ma anche questo non è ancora abbastanza. Secondo Carol Bellamy, direttrice dell'Unicef, "Aids, guerre e miseria sono i tre nemici che attendono al varco i bambini alle soglie del nuovo millennio, che mettono in pericolo la loro vita, il loro sviluppo, il loro futuro. Per sconfiggerli, non bastano palliativi o programmi normali: occorre una mobilitazione straordinaria dei leader mondiali, il cui scarso impegno verso l'infanzia di fatto consente il perpetuarsi di una inutile strage di bambini e la continua violazione dei loro diritti"

http://www.stringer.it/Stringer%20Schede/HR_labour.htm

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