GRUPPO ABELE
La prostituzione viene spesso ridotta a questione di ordine pubblico, le prostitute trattate come “spazzatura” da rimuovere dalle strade. Disturbano i loro abiti succinti, le auto che si accodano, la loro presenza così visibile. Eppure quello che vediamo sulle nostre strade è una delle immagini più forti del divario tra i Paesi del Nord e del Sud del mondo. Le donne ridotte a merce sono spesso persone che fuggono dalla carestia o dalle guerre. Sfruttate da organizzazioni criminali, vedono infrangersi sui bordi di una strada il loro progetto di dare un futuro migliore a sé e alla propria famiglia.
Il Gruppo Abele ha iniziato la sua attività occupandosi, oltre che di minori, di prostituzione. A quel tempo (fine anni ’60) il Gruppo gestiva una comunità-appartamento per ragazze che volevano uscire dal “giro” della prostituzione forzata. Da allora, l’area della prostituzione è stata sempre presente negli interventi di accoglienza, ma anche nelle attività di tipo culturale e politico.
Molte le persone seguite in questi anni, nella discrezione più assoluta, e con interventi variegati. Donne e uomini, questi ultimi soprattutto negli anni della prima cassa integrazione a Torino (anni ’80): “Lo facciamo per portare soldi a casa, senza dover rubare”, dicevano imbarazzati quei signori di mezz’età che si rivolgevano a chiedere aiuto, perché non ce la facevano più a vivere in quel modo.
Accanto a loro, in questi anni, ragazzi e ragazze tossicodipendenti, che sulla strada vanno per procurarsi il denaro per la droga. Ma anche giovani “dalla faccia pulita”, che si prostituiscono per garantirsi un tenore di vita alto: persone con una gran confusione in testa, persuase di valere per ciò che hanno e non per ciò che sono. E ancora transessuali, per molti dei quali la strada è la sola possibilità di “lavoro”, di fronte a un mercato che li rifiuta (ma anche il solo modo per mettere da parte i soldi necessari per sottoporsi all’operazione del cambiamento di sesso e riconciliarsi così con la propria, difficile identità). Negli ultimi anni, la moltitudine di donne straniere, provenienti dai paesi poveri del mondo, che sulla strada hanno contratto l'Aids, fino al fenomeno più recente, la tratta di donne e minori, uno dei traffici criminali più pericolosi e redditizi.
Gli attori in gioco
Il fenomeno della prostituzione è notevolmente mutato negli ultimi vent’anni. Accanto alle donne italiane è cresciuta la presenza di donne straniere. Molte si prostituiscono per libera scelta, un numero decisamente superiore è invece legato a organizzazioni criminali che le sfruttano.
Le donne italiane
Le donne italiane che continuarono a prostituirsi in seguito alla chiusura delle case di tolleranza (legge Merlin del 1958), dopo essersi inizialmente riversate nelle strade, si ritirarono progressivamente nelle case. Il loro numero è, negli anni, diminuito, anche perché hanno avuto più opportunità lavorative e lavori migliori. La gran parte di quelle che oggi si prostituiscono si sono “emancipate”: non hanno più il protettore ed esercitano in casa, magari in due o tre, per tutelarsi. Per loro la prostituzione è una scelta. Hanno cura della propria salute e scelgono come, con chi e dove prostituirsi. Sulla strada sono rimaste quasi soltanto le/i tossicodipendenti, i travestiti e i transessuali: persone cioè che vivono una condizione di dipendenza da sostanze o di assenza di valide alternative di vita e di lavoro.
Non vanno dimenticate, tracciando il profilo delle donne italiane che si prostituiscono, coloro che, anni fa, non hanno saputo, o potuto, togliersi dal “giro” della prostituzione. “Lavorano” oggi nei centri storici delle città o vicino alle stazioni ferroviarie. Di età piuttosto avanzata, non possono più permettersi di scegliere i clienti con cui accompagnarsi e i rischi a cui si espongono aumentano. Lo dimostrano gli omicidi a loro carico, specie da parte di maniaci. Sono donne stanche, della prostituzione e della vita, che sempre più spesso chiedono aiuto per cambiare “lavoro”. Ma il mercato occupazionale anche a loro ha ben poco da offrire, data l’età e l’assenza di qualifiche adeguate. Gli stessi servizi socio-sanitari, il più delle volte, non sanno come aiutarle né dove collocarle.
Le donne straniere
Nell’ultimo decennio, il fenomeno della prostituzione ha visto la massiccia comparsa delle donne straniere, per lo più legate e sfruttate dalle organizzazioni criminali. I Paesi di provenienza sono molti (in alcune città italiane ne sono rappresentati oltre 35) ma in prevalenza si tratta di nigeriane, albanesi e donne provenienti dai paesi dell’Est (Romania, Ucraina, Moldavia ecc.). Ultimamente si registra un “ritorno” di donne provenienti dal Sud America e una presenza, ancora contenuta, di donne cinesi e marocchine, che perlopiù vengono fatte prostituire in locali chiusi e sotto la copertura di sale di massaggio.
Molte donne (in particolare quelle provenienti dalla Nigeria) sono consapevoli di che cosa verranno a fare in Europa. Molte vengono ingannate (con la promessa di lavorare in un bar, ecc.), altre ancora vengono rapite (specie nelle zone rurali). Nessuna, in ogni caso, immagina le condizioni di sopruso e sfruttamento cui saranno sottoposte. A gestire il traffico di esseri umani sono organizzazioni criminali dei Paesi di provenienza delle donne, in collaborazione con la criminalità e le mafie dei paesi ospitanti.
I clienti
Accanto alle donne che si prostituiscono, l’altro grande attore del mondo della prostituzione è il cliente: la domanda che determina o comunque sostiene l’offerta. Il cliente è, oggi più che mai, l’immagine dell’uomo travolto dalla ridefinizione dei ruoli, dalle conquiste sulla parità tra i sessi, solo teoricamente accettate da tutti. La donna che non vuole più solo dare, ma sa di poter chiedere, mette in discussione la sicurezza e l'identità maschile. La donna che si prostituisce, e la donna straniera in particolare, è invece rassicurante: in questo tipo di rapporto, gli uomini non devono dare, ma solo chiedere, e loro, le straniere, sono donne accondiscendenti.
Questi uomini-clienti cercano quindi modelli "vecchi" di donne, dotate soprattutto di quella remissività che non trovano altrove, e che li rassicura. Questo tipo di vissuto, problematico ma gestito nei limiti della legalità in un rapporto con una prostituta adulta, diviene illegale (e con ricadute devastanti sulla controparte) quando, per abbassare ulteriormente la possibilità di messa in discussione e aumentare la supremazia, anche fisica, il cliente cerca, o accetta di buon grado, una prostituta-bambina, una minorenne. Questa tendenza è in progressivo aumento, incrementata anche dalla assurda convinzione di alcuni clienti di preservarsi maggiormente dal rischio di contrarre l'Aids accompagnandosi con una minorenne…(continua)
http://www.gruppoabele.org/Index.aspx?idmenu=761
La prostituzione viene spesso ridotta a questione di ordine pubblico, le prostitute trattate come “spazzatura” da rimuovere dalle strade. Disturbano i loro abiti succinti, le auto che si accodano, la loro presenza così visibile. Eppure quello che vediamo sulle nostre strade è una delle immagini più forti del divario tra i Paesi del Nord e del Sud del mondo. Le donne ridotte a merce sono spesso persone che fuggono dalla carestia o dalle guerre. Sfruttate da organizzazioni criminali, vedono infrangersi sui bordi di una strada il loro progetto di dare un futuro migliore a sé e alla propria famiglia.
Il Gruppo Abele ha iniziato la sua attività occupandosi, oltre che di minori, di prostituzione. A quel tempo (fine anni ’60) il Gruppo gestiva una comunità-appartamento per ragazze che volevano uscire dal “giro” della prostituzione forzata. Da allora, l’area della prostituzione è stata sempre presente negli interventi di accoglienza, ma anche nelle attività di tipo culturale e politico.
Molte le persone seguite in questi anni, nella discrezione più assoluta, e con interventi variegati. Donne e uomini, questi ultimi soprattutto negli anni della prima cassa integrazione a Torino (anni ’80): “Lo facciamo per portare soldi a casa, senza dover rubare”, dicevano imbarazzati quei signori di mezz’età che si rivolgevano a chiedere aiuto, perché non ce la facevano più a vivere in quel modo.
Accanto a loro, in questi anni, ragazzi e ragazze tossicodipendenti, che sulla strada vanno per procurarsi il denaro per la droga. Ma anche giovani “dalla faccia pulita”, che si prostituiscono per garantirsi un tenore di vita alto: persone con una gran confusione in testa, persuase di valere per ciò che hanno e non per ciò che sono. E ancora transessuali, per molti dei quali la strada è la sola possibilità di “lavoro”, di fronte a un mercato che li rifiuta (ma anche il solo modo per mettere da parte i soldi necessari per sottoporsi all’operazione del cambiamento di sesso e riconciliarsi così con la propria, difficile identità). Negli ultimi anni, la moltitudine di donne straniere, provenienti dai paesi poveri del mondo, che sulla strada hanno contratto l'Aids, fino al fenomeno più recente, la tratta di donne e minori, uno dei traffici criminali più pericolosi e redditizi.
Gli attori in gioco
Il fenomeno della prostituzione è notevolmente mutato negli ultimi vent’anni. Accanto alle donne italiane è cresciuta la presenza di donne straniere. Molte si prostituiscono per libera scelta, un numero decisamente superiore è invece legato a organizzazioni criminali che le sfruttano.
Le donne italiane
Le donne italiane che continuarono a prostituirsi in seguito alla chiusura delle case di tolleranza (legge Merlin del 1958), dopo essersi inizialmente riversate nelle strade, si ritirarono progressivamente nelle case. Il loro numero è, negli anni, diminuito, anche perché hanno avuto più opportunità lavorative e lavori migliori. La gran parte di quelle che oggi si prostituiscono si sono “emancipate”: non hanno più il protettore ed esercitano in casa, magari in due o tre, per tutelarsi. Per loro la prostituzione è una scelta. Hanno cura della propria salute e scelgono come, con chi e dove prostituirsi. Sulla strada sono rimaste quasi soltanto le/i tossicodipendenti, i travestiti e i transessuali: persone cioè che vivono una condizione di dipendenza da sostanze o di assenza di valide alternative di vita e di lavoro.
Non vanno dimenticate, tracciando il profilo delle donne italiane che si prostituiscono, coloro che, anni fa, non hanno saputo, o potuto, togliersi dal “giro” della prostituzione. “Lavorano” oggi nei centri storici delle città o vicino alle stazioni ferroviarie. Di età piuttosto avanzata, non possono più permettersi di scegliere i clienti con cui accompagnarsi e i rischi a cui si espongono aumentano. Lo dimostrano gli omicidi a loro carico, specie da parte di maniaci. Sono donne stanche, della prostituzione e della vita, che sempre più spesso chiedono aiuto per cambiare “lavoro”. Ma il mercato occupazionale anche a loro ha ben poco da offrire, data l’età e l’assenza di qualifiche adeguate. Gli stessi servizi socio-sanitari, il più delle volte, non sanno come aiutarle né dove collocarle.
Le donne straniere
Nell’ultimo decennio, il fenomeno della prostituzione ha visto la massiccia comparsa delle donne straniere, per lo più legate e sfruttate dalle organizzazioni criminali. I Paesi di provenienza sono molti (in alcune città italiane ne sono rappresentati oltre 35) ma in prevalenza si tratta di nigeriane, albanesi e donne provenienti dai paesi dell’Est (Romania, Ucraina, Moldavia ecc.). Ultimamente si registra un “ritorno” di donne provenienti dal Sud America e una presenza, ancora contenuta, di donne cinesi e marocchine, che perlopiù vengono fatte prostituire in locali chiusi e sotto la copertura di sale di massaggio.
Molte donne (in particolare quelle provenienti dalla Nigeria) sono consapevoli di che cosa verranno a fare in Europa. Molte vengono ingannate (con la promessa di lavorare in un bar, ecc.), altre ancora vengono rapite (specie nelle zone rurali). Nessuna, in ogni caso, immagina le condizioni di sopruso e sfruttamento cui saranno sottoposte. A gestire il traffico di esseri umani sono organizzazioni criminali dei Paesi di provenienza delle donne, in collaborazione con la criminalità e le mafie dei paesi ospitanti.
I clienti
Accanto alle donne che si prostituiscono, l’altro grande attore del mondo della prostituzione è il cliente: la domanda che determina o comunque sostiene l’offerta. Il cliente è, oggi più che mai, l’immagine dell’uomo travolto dalla ridefinizione dei ruoli, dalle conquiste sulla parità tra i sessi, solo teoricamente accettate da tutti. La donna che non vuole più solo dare, ma sa di poter chiedere, mette in discussione la sicurezza e l'identità maschile. La donna che si prostituisce, e la donna straniera in particolare, è invece rassicurante: in questo tipo di rapporto, gli uomini non devono dare, ma solo chiedere, e loro, le straniere, sono donne accondiscendenti.
Questi uomini-clienti cercano quindi modelli "vecchi" di donne, dotate soprattutto di quella remissività che non trovano altrove, e che li rassicura. Questo tipo di vissuto, problematico ma gestito nei limiti della legalità in un rapporto con una prostituta adulta, diviene illegale (e con ricadute devastanti sulla controparte) quando, per abbassare ulteriormente la possibilità di messa in discussione e aumentare la supremazia, anche fisica, il cliente cerca, o accetta di buon grado, una prostituta-bambina, una minorenne. Questa tendenza è in progressivo aumento, incrementata anche dalla assurda convinzione di alcuni clienti di preservarsi maggiormente dal rischio di contrarre l'Aids accompagnandosi con una minorenne…(continua)
http://www.gruppoabele.org/Index.aspx?idmenu=761
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