Libertà

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martedì 10 giugno 2008

I bambini a rischio a causa della crisi alimentare

Vertice Fao: Save the Children, i bambini quelli più a rischio a causa della crisi alimentare


La più grave crisi causata dall’aumento dei prezzi degli alimenti dalla metà degli anni settanta, non può che peggiorare la condizione dei 178 milioni di bambini con meno di cinque anni che crescono malnutriti. Per contro, solo 300 milioni di dollari sono stanziati ogni anno per la nutrizione di base e i paesi donatori, primi tra tutti quelli europei, sono privi di una reale strategia per la risoluzione della fame nel mondo.
In Tajikistan il prezzo di alcuni alimenti di base come cavoli, olio e pane è aumentato del 200%. In Egitto, dove il 40% della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno, il prezzo del pane è balzato da 36 a 55 centesimi di dollaro al chilogrammo, mentre quello del riso è passato da 2,90 a 5,23 dollari. In Uganda, si è avuto un incremento del 50% del costo della farina.

L’impatto della crisi alimentare nei paesi in via di sviluppo sta avendo le ripercussioni più gravi sulla vita dei bambini, in particolar modo di quelli che non hanno ancora compiuto 2 anni, per i quali si aggraverà la malnutrizione acuta o cronica. In Bangladesh, si prevede che la malnutrizione cronica raggiungerà il tasso del 43% mentre quella acuta quello del 12,9%, mentre ad Haiti si arriverà rispettivamente al 23,3% e 9,1% e infine in Etiopia al 46,5% e 10,5%. A lungo termine, inoltre, fame e malnutrizione avranno effetti negativi sullo sviluppo fisico e cognitivo dei bambini.

“Se una famiglia media americana spende il 9,9% del proprio reddito per il cibo, per una famiglia di Kouakourou in Mali, questa percentuale si impenna raggiungendo un range che va dal 50% all’80%. È chiaro pertanto che, in questi paesi, gli effetti dell’aumento dei prezzi sulla vita quotidiana dei membri della famiglia, soprattutto sui bambini, sono più impattanti” – sottolinea Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.

Ogni anno perdono la vita 10 milioni di bambini per varie cause facilmente prevenibili che vanno dalla polmonite alla dissenteria, dalla malaria al morbillo: la malnutrizione è all’origine di un terzo di queste morti e una concausa per una percentuale che va dal 36 al 60%.
Oltre ad un aumento delle malattie dovuto ad un’alimentazione molto povera, gli effetti della crisi alimentare si faranno sentire anche sulla frequenza scolastica, a causa dell’impossibilità delle famiglie di pagare le rette o i libri o dell’incapacità dei bambini di concentrarsi a causa della fame.

Inoltre i bambini, per aumentare il reddito familiare, potrebbero essere costretti ad abbandonare la scuola e a lavorare o a chiedere l’elemosina, e nei casi più estremi trovare modi di guadagno alternativi prostituendosi o diventare vittime di tratta a scopo sessuale.

“Pertanto Save the Children raccomanda alcune azioni preventive – continua Valerio Neri -, volte a creare reti di sicurezza sociale, che provvedano a fornire cibo o denaro, e nello stesso tempo, invita ad aumentare gli sforzi per la distribuzione e l’adattamento alla realtà locale di interventi efficaci per la salute, l’educazione e la protezione. Inoltre, accanto al monitoraggio della situazione alimentare e alla risposta immediata ad ogni allarme malnutrizione, particolarmente importante appare aiutare i coltivatori locali a prepararsi per la prossima stagione e i piccoli proprietari ad aumentare la propria produttività affinché possano avere uno sbocco nei mercati a breve o a lungo termine”.
http://www.savethechildren.it/2003/comunicati.asp?id=520


1 commento:

Anonimo ha detto...

Ecco t'invio uno stralcio dell'intervista a Gianni Minà, di Alberto Garofoli, pubblicato sul " Sardegna" sabato u.s.

"....L'attegiamento dei paesi cosidetti ricchi del nord del mondo rimane imbarazzante.
Ma anche autolesionistico perchè verrà presto un giorno in cui non ci saranno leggi sull'immagaraziano che tengono.
Queste cose le dissero già al vertice del 1996 Fidel Castro e Giovanni Paolo II, ma dopo dodici anni non è cambaiato niente.
Si continua a nascondere la verità alla gente: i paesi ricchi strozzano quelli poveri co i sussidi ai prpopri contadini e i dazi imposti ai prodotti agricoli che questi ultimi potrebbero esportare.
Rimuovere dazi e sussidi significherebbe andare verso il libero mercato.Paradossale,no?
Certamente andremmo verso un mercato più libero
A questo punto è inutile continuare a sognare il socialismo:il
socialismo l'hanno ammazzato, o si è suicidato......Del resto il capitalismo è disonesto per se.
I biocarburanti,etanolo e biodisel, sono accusati di affamare le popolazioni povere.Ma il capofila della loro produzione è il brasile di Lula.
Su questo tema esistono due scuole di pensiero opposte.
Una è appunto quella brasiliana che nei biocarburanti vede il futuro. L'altra contraria , è quella di Fidel Castro.
E io sono con lui. Non si può continuare a cercare sempre nuovi tipi di carburante che servono ad alimentare tutte le nostre automobili se questo significa mettere in crisi la possibilità di nutrirsi per gran parte dell'umanità.
Al vertice la sua Cuba ha continuato tacciare gli Stai Uniti di usare la fame come strumento politico, riferendosi all'embargo.
Di certo rimane una domanda alla quale gli USA dovrebbero rispondere: che ha fatto Cuba per meritare l'embargo?
Costruisce armi nucleari? Sponsorizza il terrorismo? No, ha solo scelto un modello economico e sociale che ai governi di Washington non piace, così vorrebbe cambiarlo con la forza.
Oggi però nove paesi latinoamericani hanno scelto la via del progresso, con presidenti di sinistra, ma devono fare i conti con l'eredità disatrosa dell'economia liberale.
Quanto alla questione dei diritti umani violati mi chiedo: vengono violati di piùse non si può usare internet o se ci sono come negli USA, quaranta milioni di persone senza assistenza sanitaria?
Con Raùl al posto di Fidel si aprono scenari nuovi?
No. Questo lo pensano a Washington a Miami, ma si illudono.
La scelta di Raùl coontinua ad essere il socialismo, anche se ha fatto piccole concessioni, per vedere se qualcosa può cambiare col nuovo presidente americano.Ma l'interpretazione che buona parte dell'informazione occidentale da dei fatt di Cuba è sempre sbagliata o gottesca. Quante volte l'assetto politico dell'isola avrebbe dovut cambiare? Poi non è mai cambiato, neanche dopo la fine dell'Urss.
Per l'isola meglio Mc Cain o Obama?
Obama sembra un po'più aperto, ma è poca cosa.Ci saranno comunque differenze molto piccole perchè la lobby rappresentata dalla mafia dei cubani della Florida è moltopotente. Furono loro a condizionare le elezioni le 2000, in cui Bush prevalse su Kerry per pochi voti contestati proprio in Florida dove il governatore era Jeb, fratello di Bush.
Ci si può fidare di queste persone?
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Se trovi questo pezzo interessante, sistemalo tu dal punto di vista grafico.
Ciao.
___gin