Libertà

Questo blog vuole essere un'antologia sulla libertà. E' dedicato a tutti coloro che credono che la Libertà sia assolutamente necessaria allo sviluppo della nostra civiltà, tormentata ancora da ogni genere di sopruso, guerre, torture e ingiustizie sociali

lunedì 29 dicembre 2008

Il massacro di gaza

Gaza, continua l'offensiva di IsraeleI medici: 331 morti e 250 feriti graviL'aviazione israeliana ha lanciato decine di raid aerei sulla Striscia durante la notte. Tra le vittime anche sei bambini palestinesi. Ferito il caporale Gilad Shalit, ostaggio dei miliziani di Hamas dal giugno 2006. Una vittima israeliana per un razzo sulla cittadina di Ashkelon. Secondo fonti mediche palestinesi almeno 1400 persone sono state ferite nei raid e di queste circa 800 sono state ricoverate. L'esercito israeliano ha dichiarato "zona militare chiusa" l'area attorno al confine con la Striscia di Gaza.
11:43 Gaza, secondo fonti mediche 331 morti e 250 feriti gravi
Sono 331 i palestinesi rimasti finora uccisi negli attacchi israeliani su Gaza, giunti ormai al terzo giorno. Lo ha dichiarato Mùawia Hassanein, capo dei servizi sanitari della Striscia, aggiungendo che vi sono 250 feriti in condizioni gravi che necessitano cure urgenti in ospedali in Egitto o in Israele. Almeno 1400 persone sono state ferite nei raid e di queste circa 800 sono state ricoverate, anche se ormai mancano i posti letto.
11:38 Gaza, blitz di commando israeliani
Piccole unità di commando israeliane hanno cominciato a operare dentro la striscia di Gaza attuando rapidi raid prima di allontanarsi, secondo il sito internet israeliano di intelligence Debka, che cita fonti militari. I Rambo israeliani sono sbucati in posti di comando di Hamas, colpendo inoltre vie di comunicazione e gruppi di miliziani impegnati a lanciare razzi contro Israele. Il compito di queste unità scelte, afferma Debka, è duplice: marcare obiettivi chiave per successivi attacchi aerei e spianare la strada a una prossima vasta incursione di mezzi blindati.
11:22 Gaza, oltre 20 razzi sparati dalla Striscia
Sono oltre 20 i razzi sparati oggi dalla Striscia di Gaza sul Neghev israeliano. I miliziani palestinesi hanno indirizzato i loro colpi sulle città israeliane di Ashqelon, Sderot e Netivot, che sono state centrate a ripetizione. Nella città di Beer Sheva il municipio ha ordinato l'apertura dei rifugi. Il bilancio è di un israeliano ucciso e di una ventina di feriti. I campi agricoli israeliani vicini alla striscia di Gaza (dove spesso esplodono colpi di mortaio) sono stati proclamati "zona militare chiusa".
11:08 Barak: "Israele impegnata in guerra senza quartiere"
Israele e' in una ''guerra senza quartiere contro Hamas''. E' quanto ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak. ''Non abbiamo nulla contro gli abitanti di Gaza, ma siamo impegnati in una guerra senza quartiere contro Hamas e i suoi mandatari'', ha affermato.
11:06 Bagdad, manifestazione contro attacco israeliano
Circa un migliaio di iracheni sciiti hanno manifestato a Bagdad contro i raid israeliani. I dimostranti, seguaci del leader religioso radicale Moqtada Al Sadr hanno cantato slogan antiamericane e bruciato bandiere israeliane e Usa. Anche il partito del premier iracheno Nouri al-Maliki ha diffuso un documento di condanna dell'attacco israeliano e ha invitato i Paesi islamici a rompere le relazioni con israele.
10:57 Barak a Knesset: "Operazione estesa secondo necessità"
La operazione "Piombo Fuso" in corso sulla Striscia di Gaza "sarà estesa e approfondita, secondo le necessità", ha detto alla Knesset (parlamento) il ministro della difesa israeliano, Ehud Barak. Nel suo intervento Barak ha ribadito che Israele si prefigge di "assestare un duro colpo a Hamas" mentre cerca di non colpire gli abitanti di Gaza, che, ha detto, "non rappresentano un obiettivo di alcun tipo". Per questa ragione, ha detto, Israele ha autorizzato il trasferimento a Gaza di aiuti umanitari.
10:47 Caritas: "Basta bombardamenti, troppe vittime innocenti"
''Bisogna assolutamente che cessino i bombardamenti, perché sono già troppe le vittime innocenti. Noi condanniamo ogni violenza: i razzi lanciati dalla striscia di Gaza, ma anche gli attuali bombardamenti. Così vi saranno solo ulteriori spirali di violenza. Ci addolora che ancora una volta l'unico linguaggio sia quello delle armi''. Questo l'appello alla comunità internazionale del Direttore di Caritas Gerusalemme, Claudette Habbash. Anche padre Firas, parroco di Aboud, vicino a Ramallah, conferma che la tensione è altissima.
10:01 Gaza, Israele decreta zona militare chiusa presso Sderot
L'esercito israeliano ha dichiarato "zona militare chiusa" l'area attorno al confine con la Striscia di Gaza. Lo ha riferito un portavoce di Tsahal, secondo il quale la mossa prevede la chiusura al traffico di tutte le strade della zona (con la sola eccezione dei residenti). In passato, iniziative di questo genere sono state prese in vista dell'avvio di operazioni militari di terra. Nel frattempo nel Neghev occidentale continuano ad esplodere razzi palestinesi.
09:51 Israele apre valico Kerem Shalom per aiuti verso Gaza
Le autorità israeliane hanno disposto l'apertura temporanea del valico di Kerem Shalom per consentire il passaggio di rifornimenti destinati alla popolazione della Striscia di Gaza, colpita dai bombardamenti israeliani. Lo ha riferito un portavoce dell'esercito israeliano, Peter Lerner, secondo il quale il confine è stato riaperto per far transitare un'ottantina di camion che trasportavano cibo e medicinali. I valichi di Karni e Nahal Oz, nel nord del territorio controllato da Hamas, rimarranno, invece, chiusi contrariamente a quanto previsto.
09:36 Ashkelon, missile ha centrato un cantiere della città.
Il missile che ha colpito stammane la città di Ashkelon, ha centrato un cantiere della città. La maggior parte dei feriti, in tutto 14, sono lavoratori provenienti da Manda, un villaggio della Galilea. Cinque di loro sono gravi, quattro hanno ferite modeste; lievi i rimanenti cinque. Sono almeno nove i razzi caduti stamane su Israele: cinque hanno colpito Ashkelon, gli altri quattro diverse città del Negev occidentale. Nessuna vittima o danno è stato registrato nelle altre località. Ieri sono stati lanciati dalla Striscia di Gaza in tutto una quarantina di razzi su Israele.
09:22 Ancora razzi sulle città israeliane di Ashkelon e di Sderot
Proseguono le esplosioni di razzi nelle città israeliane di Ashkelon e di Sderot. Lo riferisce la radio militare. Nel frattempo si è appreso che l'israeliano rimasto ucciso nel primo attacco palestinese ad Ashqelon è un manovale beduino, originario del Neghev. Due giorni fa un altro israeliano era stato ucciso dalla esplosione di un razzo a Netivot, nel Neghev.
09:15 Agenzia Onu, almeno 51 civili tra le vittime
Sono almeno 51 i civili morti nei due giorni di bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza. E' la stima dell'agenzia delle Nazioni Unite per l'Aiuto ai rifugiati palestinesi (Unrwa), basata sulle visite condotte dal personale Onu negli ospedali e nei centri medici nel territorio palestinese controllato da Hamas. Secondo il portavoce dell'Unrwa, Christopher Gunness, si tratta di un bilancio "certamente" destinato a salire. Secondo fonti palestinesi sono in tutto 310 le vittime dei raid israeliani; 1.400 i feriti.
08:59 Gaza, colpito ufficio del leader di Hamas Haniyeh
L'ufficio del leader di Hamas a Gaza Ismail Haniyeh è stato colpito la scorsa notte dall'aviazione israeliana. Lo riferisce il portavoce militare. Nella nottata l'aviazione e la marina militare hanno colpito anche altri obiettivi di Hamas, ha aggiunto il portavoce, fra cui laboratori utilizzati per la produzione di armi e di esplosivi.In una intervista alla radio militare il viceministro della difesa Matan Vilnay ha escluso che Israele abbia ieri tentato di uccidere Haniyeh. "Se avessimo voluto eliminarlo, lo avremmo fatto" ha osservato.
08:49 Ashkelon, un morto e 15 feriti
Un israeliano ucciso ed almeno quindici feriti: questo il primo bilancio della esplosione di un razzo palestinese di tipo Grad ad Ashkelon sparato da Gaza. Lo ha riferito la radio militare.
08:41 Razzo palestinese colpisce Ashkelon. Ucciso un israeliano
Un razzo lanciato dalla Striscia di Gaza è esploso nel centro della città israeliana di Ashkelon, dove avrebbe ucciso una persona. Ci sarebbero anche alcuni feriti. Secondo le prime informazioni, almeno un ferito è grave e diverse persone sono in stato di shock. In mattinata altri razzi sono stati sparati da Gaza verso insediamenti agricoli nel Neghev occidentale. Questi attacchi non hanno però provocato vittime.
08:31 Barak: nessun nesso con insediamento Obama ed elezioni in Israele
Il ministro della difesa israeliano Ehud Barak ha negato che la cosiddetta 'Operazione Piombo Fuso', sia stata decisa per risolvere il problema Gaza prima dell'insediamento alla Casa Bianca del nuovo presidente Usa Barak Obama, previsto per il 20 gennaio, e prima delle elezioni israeliane, in programma per febbraio. "Chi fa un simile ragionamento sbaglia", ha detto. In un'altra intervista a Fox News, Barak ieri ha non ha escluso che ai raid aerei di ieri possa seguire un'offensiva di terra, se questa dovesse essere necessaria.
08:29 Nasrallah mobilita Hezbollah nel sud del Libano
I combattenti del movimento sciita libanese Hezbollah sono stati messi in allerta nel sud del Libano. Lo ha detto stasera a Beirut il leader di Hezbollah, il sayyed Hassan Nasrallah, parlando in collegamento video a centinaia di persone riunite nella periferia meridionale della capitale libanese, tradizionale roccaforte del movimento sciita.
08:28 Obama parla con Rice e segue situazione
Il presidente eletto Usa Barack Obama ha parlato al telefono per otto minuti con il segretario di stato Condoleezza Rice della situazione a Gaza e in Asia del sud. Lo ha reso noto un suo consigliere all'agenzia France Presse. Obama, secondo il suo portavoce per le questione di sicurezza nazionale, Brooke Anderson, "sorveglia da vicino gli avvenimenti mondiali, compresa la situazione a Gaza".
08:27 Barak a Bbc: "Non avevamo altra scelta"
Il ministro della difesa israeliano Ehud Barak ha detto che Israele ha fatto il possibile per evitare la nuova offensiva scatenata ieri contro la Striscia di Gaza ma che l'atteggiamento di Hamas non ha lasciato alternative. "Hamas ha violato ripetutamente la tregua, li abbiamo avvertiti più volte attraverso vari canali e alla fine non ci hanno lasciato scelta", ha detto il ministro della difesa in una intervista alla rete televisiva britannica BBC World.
08:25 Abu Mazen: si sarebbe potuto evitare il massacro di Gaza
Se le fazioni palestinesi avessero continuato il dialogo, si sarebbe potuto evitare il massacro di Gaza. Lo ha affermato il presidente palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen), in una conferenza stampa al Cairo con il ministro degli esteri egiziano, Ahmed Abul Gheit.
08:24 Israele richiama i riservisti
Il governo israeliano ha autorizzato oggi il richiamo alle armi di 6.500 riservisti, sia di unità combattenti sia della protezione civile. Lo ha riferito oggi a Gerusalemme una fonte governativa a conclusione della riunione del consiglio dei ministri. In precedenza il ministro della difesa Ehud Barak non aveva escluso la possibilità di un'operazione di terra, oltre a quella dell'aviazione in corso da ieri, contro Hamas.
08:24 Hamas minaccia di uccidere esponenti del governo israeliano
In ritorsione agli attacchi di Israele nella Striscia di Gaza che in due giorni hanno causato quasi 300 morti, Hamas minaccia di uccidere esponenti del governo israeliano. Lo riferisce il quotidiano israeliano Haaretz nel suo sito internet. Fatah Hamad, un alto dirigente del movimento islamico palestinese, ha dichiarato che ad essere presi di mira per primi saranno il ministro degli esteri Tzipi Livni e quello della difesa Ehud Barak.
08:23 Cina: "Scioccata e seriamente preoccupata per operazioni militari"
La Cina "è scioccata e seriamente preoccupata per le operazioni militari in corso a Gaza, che hanno causato un gran numero di morti e feriti - afferma il vicepremier cinese Li Keqiang in un comunicato -, e chiede con forza che le parti in causa cessino immediatamente le loro operazioni militari ed adottino misure realistiche per smorzare le tensioni a Gaza".
08:21 Papa: "Addolorato per morti e feriti"
La "Terrasanta...è nuovamente sconvolta da uno scoppio di inaudita violenza". Lo ha rilevato il Papa dopo l'Angelus, dicendosi "profondamente addolorato per i morti, i feriti, i danni materiali, le sofferenze e le lacrime delle popolazioni vittime di questo tragico susseguirsi di attacchi e rappresaglie. La patria terrena di Gesù - ha aggiunto - non può continuare ad essere testimone di tanto spargimento di sangue".
08:20 Gaza, bombardato ministero dell'Iterno di Hamas
L'aviazione israeliana ha bombardato la sede del ministero dell'Interno di Hamas a Gaza. Lo hanno riferito fonti vicine al movimento palestinese. Se confermato, si tratterebbe del primo attacco diretto contro un edificio del governo dall'inizio dell'offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza.
08:18 Onu, Ban Ki-moon in contatto con Olmert e leader arabi
Dopo l'appello alla fine delle violenze nella Striscia di Gaza lanciato dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha avuto contatti telefonici con il premier israeliano Ehud Olmert, con i presidenti palestinese, Abu Mazen, egiziano, Hosni Mubarak, siriano, Bashar al-Assad, e con altri leader arabi. Il numero uno del Palazzo di Vetro si è anche consultato con il 'Quartetto di Madrid', i mediatori mediorientali di Ue, Usa, Onu e Russia.
08:17 Onu, Israele consente il transito di aiuti umanitari
Israele, aggiunge l'agenzia delle nazioni unite Ocha, ha consentito ieri, attraverso il valico di Kerem Shalom, il passaggio di 21 autocarri con aiuti umanitari: sette carichi di farmaci e materiale sanitario e 14 con grano e farina. Ocha tuttavia sottolinea che l'Unrwa, l'agenzia dell'Onu che assiste centinaia di migliaia di profughi palestinesi, continua a non avere scorte di grano nei suoi magazzini di Gaza.
08:15 Onu: 280 morti e 900 feriti
Le Nazioni unite stamane a Gerusalemme hanno diffuso, con un comunicato del portavoce di Ocha (united nations office for the coordination of humanitarian affairs), un primo bilancio ufficiale delle vittime civili palestinesi dei bombardamenti aerei israeliani, aggiornato alle ore 16 di ieri. Ocha riferisce che su 280 morti (in buona parte agenti della polizia civile), 20 sono bambini e 69 adulti, tra i quali 9 donne. I feriti sono almeno 900, dei quali 115 in condizioni critiche.
08:13 Gaza, colpita l'università islamica
I jet israeliani hanno colpito nelle ultime ore l'università islamica di gaza. Bersagliato anche un edificio governativo, centri chiave del potere di Hamas nella Striscia.
08:12 Gaza, rimasto ferito nei raid anche il caporale Gilad Shalit
Il caporale Gilad Shalit, ostaggio dei Miliziani palestinesi della striscia di gaza dal giugno 2006, sarebbe rimasto ferito durante uno dei raid dell'aviazione israeliana su Gaza. Lo ha riferito oggi la radio militare israeliana, citando una fonte di Hamas, secondo quanto riporta il sito web del quotidiano Hàaretz. La fonte ha detto anche che Hamas intende comunque proteggere il caporale israeliano.
08:10 Gaza, decine di raid aerei nella notte
L'aviazione israeliana ha lanciato decine di raid aerei sulla Striscia di Gaza durante la notte, uccidendo sette palestinesi, tra i quali sei bambini. Lo affermano fonti ospedaliere. Tra le vittime quattro bimbe di età comprese tra 1 e 12 anni che facevano parte di una stessa famiglia e abitavano presso la moschea della città di Jabaliya, obiettivo di uno dei raid.

lunedì 27 ottobre 2008

Congo reviolé

Il mondo si è fermato in Congo. Un Paese dove è nata una nuova parola: reviolé, ri-stuprata.Il più grande stupro di massa della Storia è in atto in Africa tra una notizia da Wall Street e un ribasso del Nikkei da Tokio. La signora Muhindo del "Centro di assistenza Olame" in Congo ha detto: "E' una vergogna non solo per il Congo, ma per tutta l'umanità".In Congo lo stupro è un'arma di guerra dal 1996, quando morirono cinque milioni di persone. Da allora è endemico. Usato da tutte le parti in conflitto.L'Occidente, come le stelle, resta a guardare. Una delle più importanti basi ONU si trova in Congo. Ha 17.000 soldati. Il loro mandato ufficiale è l'utilizzo di ogni mezzo per proteggere i civili. Ma non muovono un dito.Il governo centrale e i numerosi gruppi armati dell'est del Paese sono in conflitto permanente e decine di migliaia di donne, di qualunque età, sono sia le prede che le armi con cui si combatte.Molte di loro, sopravvissute ai conflitti precedenti, sono riviolentate, reviolè.La legge in Congo non prevede il reato di stupro. Essere stuprate con un fucile o sparate nella vagina non è contemplato dal codice penale. Vénantie Bisimua, fondatrice del "Network of Women for the Defence of Rights and Peace" in Congo spiega che il governo ha altre priorità. Le stesse degli Stati stranieri che attingono a piene mani dalle risorse minerarie del Congo e che non fanno nulla.Si combatte in Afghanistan e in Iraq per il petrolio. Si assiste ai massacri del Congo per non disturbare le multinazionali delle materie prime.Chi volesse aiutare le donne congolesi può mettersi in contatto con il "Social Aid For the Elimination of Rape (SAFER)" dell'Università di Toronto.
http://www.beppegrillo.it/2008/10/congo_reviole.html

venerdì 24 ottobre 2008

Aspettando il boia


Amnesty International presenta un nuovo rapporto sulla pena di morte in Nigeria
CS135: 21/10/2008
Nigeria, 2003: donne detenute nella prigione di Katsina © Amnesty International
In una conferenza stampa ad Abuja, Amnesty International ha presentato un nuovo rapporto sulla pena di morte in Nigeria, intitolato "Aspettando il boia", in cui sollecita il governo ad adottare un'immediata moratoria sulle esecuzioni. Nel rapporto si legge che centinaia di persone in attesa dell'esecuzione non hanno ricevuto un processo equo e potrebbero dunque essere innocenti. L'organizzazione per i diritti umani ha esposto un "campionario di fallimenti" del sistema giudiziario nigeriano, "dominato da corruzione, negligenza e una quasi criminale mancanza di risorse". Il rapporto è stato redatto in collaborazione con Legal defence and assistance project (Ledap), un'organizzazione legale nigeriana che promuove pratiche di buon governo e il primato della legge nel paese. "È davvero orribile immaginare quante persone innocenti siano già state e potrebbero ancora essere messe a morte. Il sistema giudiziario è pieno di lacune che possono avere effetti devastanti e, nel caso dei reati capitali, conseguenze mortali e irreversibili" - ha dichiarato Aster van Kregten, ricercatrice di Amnesty International sulla Nigeria. Di seguito alcune delle conclusioni più preoccupanti del rapporto di Amnesty International e Ledap:
confessioni: la maggior parte delle condanne a morte si basa unicamente su confessioni e queste sono spesso estorte con la tortura;
tortura: sebbene proibita, la polizia la pratica quotidianamente; quasi l'80 per cento della popolazione carceraria ha denunciato di essere stato picchiato, minacciato con le armi o torturato dalla polizia;
ritardi: i processi capitali posso durare oltre 10 anni, alcuni appelli sono in corso da 14, 17 o addirittura 24 anni;
negligenza: molti condannati a morte non possono presentare appello perché i loro fascicoli processuali sono andati persi;
condizioni: la vita nei bracci della morte è estremamente dura; i prigionieri che hanno esaurito gli appelli vengono posti in celle dalle quali assistono alle esecuzioni e, dopo un'impiccagione, vengono obbligati a pulire il cappio;
minorenni: nonostante il diritto internazionale vieti l'uso della pena di morte nei confronti di criminali minorenni, almeno 40 prigionieri in attesa dell'esecuzione avevano tra 13 e 17 anni al momento del presunto reato.
"La polizia lavora sotto pressione e con poche risorse e ciò la spinge a puntare quasi tutto sulle confessioni per 'risolvere' i casi, piuttosto che su indagini dispendiose" - ha commentato van Kregten. "La legge nigeriana prevede che una confessione estorta sotto pressione, minacce o tortura non possa essere usata come prova in tribunale. I giudici sanno che c'è un vasto ricorso alla tortura da parte della polizia, eppure continuano a infliggere condanne basate sulle confessioni, mandando incontro alla morte molti possibili innocenti" - ha aggiunto Chino Obiagwu, coordinatore nazionale di Ledap. A causa dell'elevata criminalità, la polizia è messa sotto pressione per fare arresti veloci. Talvolta, se non riesce ad arrestare un sospettato, prende la moglie o il fratello se non addirittura un testimone.
Il rapporto di Amnesty International racconta il caso di Jafar, 57 anni, in carcere dal 1984. Ha presentato appello contro la condanna a morte 24 anni fa ma, poiché il suo fascicolo è stato smarrito, è ancora in attesa che sia esaminato. "Non sono un rapinatore, ma un calzolaio. Ho acquistato un motorino da un tizio che l'aveva rubato. La polizia mi ha chiesto di testimoniare. Hanno preso l'uomo che me l'aveva venduto e gli hanno sparato. Da quel momento, io sono diventato il sospettato" - ha raccontato ad Amnesty International.
"Le centinaia di persone già messe a morte o in attesa di esecuzione hanno qualcosa in comune: sono poveri" - ha sottolineato Obiagwu. "Quando parliamo con i prigionieri nel braccio della morte, emerge chiaramente che la questione dell'innocenza o della colpevolezza è irrilevante per il sistema penale nigeriano. Dipende solo se sei in grado di pagare per tenerti alla larga da quel sistema: pagare la polizia perché indaghi adeguatamente sul tuo caso, pagare un avvocato che ti difenda, pagare qualcuno perché aggiunga il tuo nome all'elenco delle persone che possono ricevere la grazia. Chi ha minori risorse corre i rischi maggiori".
Molti prigionieri in attesa di processo o nel braccio della morte hanno riferito ad Amnesty International e a Ledap che la polizia al momento dell'arresto ha chiesto soldi per lasciarli andare; chi non era in grado di pagare è stato incriminato per rapina a mano armata. Altri prigionieri nel braccio della morte hanno detto di essere stati arrestati quando si erano recati a una stazione di polizia per denunciare un crimine cui avevano assistito. La polizia ha chiesto soldi per rilasciarli. In altri casi, la polizia chiede denaro per la benzina, senza la quale non può andare a trovare testimoni o esaminare alibi.
Ulteriori informazioni Alla fine di febbraio, nei bracci della morte della Nigeria si trovavano 736 persone (725 uomini e 11 donne), di cui almeno 40 minorenni all'epoca del presunto reato. Il 55 per cento delle condanne a morte si riferisce a omicidio, il 38 per cento a rapina a mano armata, l'8 per cento a furto. Un prigioniero si trova nel braccio della morte da 24 anni, sette da oltre 20 anni e 28 da oltre 15 anni. Il 47 per cento dei prigionieri è in attesa dell'esito dell'appello, un altro 41 per cento non ha mai presentato un appello contro la condanna a morte. Il 6 per cento di coloro che hanno presentato appello è in attesa dell'esito da oltre 20 anni, il 25 per cento da oltre 5 anni. Le esecuzioni in Nigeria sono avvolte dal segreto. Il governo non segnala ufficialmente esecuzioni dal 2002 sebbene sia emerso che almeno 7 prigionieri (tra cui 6 che non avevano mai presentato appello) siano stati messi a morte nel 2006.
Il rapporto in inglese "Aspettando il boia" è disponibile on line e presso l'Ufficio stampa di Amnesty International Italia.
Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1413

martedì 30 settembre 2008

Mi hanno pestato

Immigrati
Parma,ghanese accusa Municipale: Mi hanno pestato -punto
Tornato a casa con un occhio nero. Sul verbale la scritta "negro"
Roma, 30 set. (Apcom) - L'hanno fermato all'uscita da scuola e l'hanno pestato: un piede sopra alla testa, le manette e poi le botte, anche all'interno della macchina di servizio. E' questa la denuncia di Bonsu Emmanuel Foster, un ragazzo ghanese di 22 anni, che accusa sette agenti della polizia municipale di Parma di averlo aggredito e insultato con ingiurie di carattere razzista. Ad avvalorare la sua testimonianza c'è la busta del Comune con i verbali del fermo consegnata alla famiglia, con sopra scritto "Emmanuel negro". Lo riporta il sito Repubblica.it, aggiungendo che l'aggressione sarebbe avvenuta ieri intorno alle 18 e trenta al parco cittadino ex Eridania e che il giovane riporta un occhio nero, una gamba malmessa e diverse lesioni.

L'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Una) del ministero delle Pari opportunità ha aperto un'inchiesta per far luce sull'episodio. Poi, nel primo pomeriggio, l'annuncio di un'inchiesta interna del Comune e un incontro tra l'assessore Monteverdi e i dirigenti della polizia municipale.

Sulla vicenda è immediatamente scoppiato il caso e l'opposizione ha accusato il Governo di esserne responsabile per aver creato un clima razzista. Per Loredana De Petris, esponente del Coordinamento nazionale dei Verdi, "il razzismo e l'odio per il diverso che si respira in Italia porta a situazioni come questa". Per Paolo Ferrero, del Prc, "il clima di intolleranza, di odio e di vera e propria istigazione al razzismo e alla xenofobia che questo governo ha messo in atto è la perfetta cornice per il ripetersi di episodi di razzismo". E se per Massimo Donadi, capogruppo alla Camera dell'Italia dei Valori, "troppe volte si è giocato con il fuoco, utilizzando toni incendiari che hanno fomentato la xenofobia", Marina Sereni, vicepresidente dei deputati Pd, chiede che il ministro dell'Interno Roberto Maroni "chiarisca immediatamente l'accaduto".

Intanto il vicepresidente della commissione Libertà pubbliche dell'Europarlamento Giusto Catania (Prc) ha rivolto un'interrogazione alla Commissione Ue nella quale denuncia il caso sottolineando che é "il frutto del clima di intolleranza ormai diffuso nel Paese".

http://notizie.alice.it/notizie/cronaca/2008/09_settembre/30/immigrati%20%20parma%20ghanese%20accusa%20municipale%20%20mi%20hanno%20pestato%20-punto,16261190.html?pmk=nothpstr2

mercoledì 24 settembre 2008

Cina: latte, paura in Africa

Dipendenza dei piu' poveri dai prodotti cinesi
(ANSA)- DAKAR, 24 SET- Con la decisione del Togo e' salito a 6 il numero dei Paesi africani che hanno messo al bando il latte cinese per paura della contaminazione. Viene cosi' evidenziata in modo drammatico la quasi completa dipendenza dell'Africa piu' povera dai prodotti della Cina. Da sabato le importazioni di prodotti caseari sono stati messi al bando in Burundi, Gabon, Costa d'Avorio, Tanzania e Ghana, facendo dell'Africa il continente piu' colpito dalla 'paura melamina' dopo l'Asia

mercoledì 27 agosto 2008

Saccheggi e incendi di chiese, conventi e ospedali

India:sono 10 le vittime cattoliche
Saccheggi e incendi di chiese, conventi e ospedali

(ANSA) - NEW DELHI, 27 AGO - Sono salite a dieci le vittime cristiane degli scontri tra la comunita' induista e quella cattolica in Orissa. Lo riferisce l'agenzia di stampa della conferenza episcopale indiana. Il governo locale ha imposto il coprifuoco e ha dato ordine alla polizia di sparare a vista, ma uomini armati continuano a incendiare e saccheggiare chiese, conventi, centri sociali cristiani, istituzioni e abitazioni di religiosi, ostelli e anche ospedali cattolici.

http://notizie.alice.it/notizie/esteri/2008/08_agosto/27/india_sono_10_le_vittime_cattoliche,15862540.html

martedì 26 agosto 2008

Un sogno atteso cent'anni

di Federico Rampini
dal blog "Estremo Occidente", La Repubblica, 9 Agosto 2008


“Abbiamo atteso cent’anni / per arrivare a questo momento. Ora siamo pronti / e il mondo è pronto”. Sono le otto di sera a Pechino, il magnifico stadio Nido d’Uccello vibra commosso sulle note di questa canzone. E’ l’istante in cui appare alla tribuna d’onore il presidente Hu Jintao, circondato dai potenti della terra. Per la prima volta in vita sua il freddo, impenetrabile leader cinese è accolto con un boato. L’urlo di trionfo straripa dallo stadio, fa tremare tutta Pechino, risuona in mondovisione davanti a miliardi di telespettatori.

Inizia così la travolgente festa olimpica della Cina. Per quattro ore di pura felicità questa nazione grida al mondo: “Ce l’abbiamo fatta, guardate che cosa siamo diventati”. La canzone continua: “Avete percorso diecimila chilometri / per venire a questo appuntamento / ora condividete la nostra gioia”. Sotto la sublime regìa del maestro Zhang Yimou la Cina mette in scena il meglio di sé: una favola magica, l’immagine maestosa e serena che vuole proiettare nel mondo. Sfarzo ed eleganza, emozione e raffinatezza, tradizione e tecnologia.

Se per molti la Repubblica Popolare evoca solo la potenza economica, grazie ai miracoli di bravura di un esercito di attori, musicisti e ballerini appaiono d’incanto i simboli di una civiltà antica, colta, ricca di valori. Su un rotolo di bambù lungo quanto lo stadio volteggiano danzatori che con i corpi disegnano squisiti ideogrammi. Duemila e otto cantori nel costume antico dei percussori di Fu battono tamburi illuminati come cristalli liquidi di un display elettronico. Intanto decine di cubi ondeggiano al centro dell’arena, sorgono e si abbassano quasi mimando la crescita dei grattacieli che hanno proiettato Pechino verso altezze smisurate. Sui grandi schermi le parole di Confucio: “I nostri amici sono giunti da lontano, e noi siamo felici”.

La scena densa del significato più potente è La Via della Seta Marittima. Eserciti di marinai antichi muovono in sincronia lunghissimi remi, evocano la flotta maestosa con cui la dinastia Ming esplorò gli oceani molto prima delle esplorazioni navali europee. Appaiono d’incanto i simboli delle principali invenzioni che la Cina partorì con largo anticipo sull’Occidente: la carta, la stampa, la bussola, la polvere da sparo. Un messaggio allusivo: sono stati a lungo i più grandi, oggi tornano a occupare il posto che fu già loro.

Non sono ipnotizzati solo i 90.000 spettatori nel Nido d’Uccello. Il patriottismo non è monopolio dei ricchi. Anche nelle campagne povere dove l’antenna satellitare arriva prima dell’acqua potabile, in tanti condividono la festa olimpica. Il genio artistico e la perfezione coreografica, la modernità hi-tech e l’equilibrio melodioso del tai-chi condensano nello spettacolo stupefacente una lezione di storia. Col fiato sospeso, inebriati di fronte a tante bellezze, gli stranieri intuiscono una Cina rappacificata con il proprio passato. Confucio che fu maledetto e ripudiato dal maoismo, ora è additato come il vero maestro, l’Eterno.

Nel XXI secolo la Repubblica Popolare riaffonda con orgoglio le sue radici nella magnificenza dell’Impero Celeste. La società armoniosa, quell’ideale di convivenza ordinata e stabile che il partito comunista pretende di incarnare, è la riscoperta di un progetto millenario. Prodigiosi danzatori, acrobati, musicisti e cantanti, volgono lo sguardo verso Hu Jintao e il Politburo comunista al gran completo: il nuovo sovrano illuminato, il benevolo tiranno, il padre autoritario di una nazione tornata ad essere grande e fiera. I variopinti balletti delle minoranze etniche dai deliziosi costumi colorati raccontano una comunità nazionale unita sotto la salda guida del partito comunista, senza tensioni culturali né religiose fra tibetani e uiguri, miao e yi, hakka e cinesi han.

Noi sappiamo che le favole non sono vere, e la realtà cinese è gonfia di ingiustizie. Ma durante quattro ore di pura poesia tutti sono contagiati dalla formidabile energia, dalla fede nell’avvenire: la bambina col grembiule rosso che si alza nel cielo rincorrendo un aquilone è la metafora di una immensa nazione giovane che corre alla conquista del futuro. Giovanissimi anche le migliaia di volontari che ci hanno accolti, un’organizzazione efficiente e gentile, divertita e sorridente. Grazie a loro la polizia non si è vista: mai uno stadio europeo riceve una folla così sterminata con così pochi agenti. Certo si nuota in un’oceano di propaganda.

Green Olympics, le Olimpiadi dell’ambiente, ce le illustra un fantastico balletto di omini verdi che volteggiano attorno a un pianista: suona un pianoforte bianchissimo. Via via i ballerini si illuminano di candide fosforescenze, diventano stelle, il mosaico umano si trasforma in colomba della pace. Sul grande schermo una poesia dedicata al cambiamento climatico: “I ghiacciai si sciolgono / La terra si restringe / Gli uccelli scompaiono / Piantiamo alberi / La terra tornerà verde / Il cielo tornerà blu / Vedremo di nuovo la primavera”. Il cielo sullo stadio è gonfio di smog, come sempre. Non basta il genio dell’artista e la sua meravigliosa allucinazione per chiudere il divario tra aspirazioni e realtà. Ma la sera dell’8 agosto 2008 va in scena il sogno cinese: la certezza che tutte le sfide saranno vinte da questo popolo, anche le più terribili.

“Abbiamo atteso cent’anni”: il leitmotiv non è retorico, tocca una corda sensibile nel cuore dei cinesi. Per un secolo questa civiltà plurimillenaria precipitò nel declino, fu aggredita e umiliata da altre potenze. Dubitò di se stessa, avvinta dai complessi d’inferiorità. Il secolo delle umiliazioni è finito, i cinesi vogliono guardare il mondo a testa alta. E’ significativo che a interpretare questo stato d’animo il regime abbia chiamato Zhang Yimou. Da giovane fu un regista di rottura, perseguitato dalla censura per i suoi film, denunce delle ingiustizie sociali. Nella maturità è diventato il cantore del revival neoimperiale. Incarna il destino di una generazione. Finita la contestazione, ha accettato il patto sociale proposto da questo regime. I sacrifici sui diritti politici sono pesanti.

Altri risultati hanno reso accettabile quel prezzo. Una volta liberate le energie materiali della società civile, il progresso è prodigioso. La Cina ha ritrovato la sicurezza in se stessa. Potenza che si vuole tranquilla, sceglie di affermarsi non più nelle guerre o esportando la rivoluzione sulla punta dei fucili, ma attraverso la competizione economica. O sportiva.

In una prova di fair play, l’applauso più lungo prima della delegazione cinese viene riservato a quella americana, la grande rivale.

Un’altra coreografia abile ha “disegnato” la tribuna d’onore. Dietro Hu Jintao ci sono Bush (per la prima volta nella storia un presidente americano assiste a un’Olimpiade fuori dal suo paese), Putin, Sarkozy, il premier giapponese Fukuda, Sonia Gandhi, Lula. Tutti i governanti della terra. E fra loro il vecchio Henry Kissinger. Il protagonista della diplomazia del ping pong. Il regista del disgelo tra Cina e Stati Uniti, con lo storico vertice Nixon-Mao nel 1972. I dirigenti cinesi lo hanno voluto in bella vista. Una presenza esemplare: misura la grande distanza percorsa da quando la Repubblica Popolare era isolata, accerchiata.

Queste Olimpiadi devono anche cancellare un altro ricordo, molto più recente: Piazza Tienanmen. Anche nel 1989, per l’orrore provocato dal massacro degli studenti, Pechino si ritrovò in un angolo, colpita da embargo, reproba tra le nazioni.
L’elenco sterminato degli statisti stranieri accalcati in tribuna d’onore è un verdetto: missione compiuta.

sabato 2 agosto 2008

Lavoro minorile


Tutti i fratelli di Iqbal

Bambini che inseguono un pallone in un prato, bambini che giocano sui tappeti del salotto vicino a nonne e mamme, bambini dai visi felici che si confondono coi volti di altri bambini: bambini dagli occhi tristi e scuri che intrecciano al telaio fili di seta e lana in una stanza buia, bambini dal volto annerito dal fumo e dalla polvere. Bambini curvi sotto un carico di pietre, chini a intingere pezzetti di legno nello zolfo per farne dei fiammiferi, intenti a martellare pezzetti di metallo che diventeranno pallottole, a infilare perle di vetro per collane che nessuno di loro indosserà mai.
Sono i figli dell'altra metà del mondo, quelli che costruiscono i palloni con cui altri bambini giocheranno, i giocattoli che altri riceveranno in dono, i tappeti su cui altri si stenderanno a disegnare con le matite colorate. Sono i bambini che non esistono, quelli a cui nessuno ha mai raccontato favole, cresciuti troppo in fretta in un mondo che non si può permettere il lusso del tempo dei giochi e delle carezze. Bambini di cui leggiamo distrattamente o con pena infinita nelle pagine dei giornali, di cui ci ricordiamo quando bisogna costringere altri bambini, bambini di questa metà del mondo, a mangiare o a riordinare la loro stanzetta.
Sono i bambini provenienti da ogni parte dell'India che, a intervalli regolari, manifestano ogni anno per le strade di Delhi reclamando a gran voce il loro diritto all'istruzione e a una vita decente, una vita in cui non siano costretti a lavorare per pochi soldi o essere venduti come schiavi. Proteste per sensibilizzare le coscienze, proteste per non dimenticare una storia di qualche anno fa. La storia di un bambino pakistano di appena quattro anni venduto a un mercante di tappeti per ripagare i debiti della sua famiglia. La storia di Iqbal Masih che, al contrario degli altri, dopo sei anni di schiavitù al telaio era riuscito a sfuggire ai propri carcerieri e a mettersi in contatto con un’organizzazione sindacale. Nella sua breve stagione di gloria, Iqbal ha ricevuto i più alti riconoscimenti delle organizzazioni umanitarie e sindacali, interviste e fotografie dai giornali di mezzo mondo. Un bambino tre volte sfruttato dal mondo dei 'grandi': che ne hanno fatto prima uno schiavo, poi un esempio e da ultimo un martire. E' morto il sedici aprile del 1985, come muoiono soltanto gli eroi dei romanzi. Ucciso da un colpo di pistola proprio mentre, forse per la prima volta in vita sua, giocava spensierato come un bambino tra i bambini. Così, Iqbal è diventato il simbolo della ribellione alla schiavitù del lavoro minorile, piaga diffusa e non abbastanza combattuta in tre quarti del pianeta.
Sono più di duecentocinquanta milioni, secondo l'Unicef e le organizzazioni non governative, i bimbi lavoratori nel mondo. Di questi, centoventi milioni lavorano a tempo pieno, altri centotrenta svolgono attività dopo la scuola. L'età è compresa tra i cinque e i quindici anni. Il sessantuno per cento di loro vive in Asia. Secondo l’Organizzazione internazionale per il lavoro nella sola India, dove peraltro il lavoro minorile è vietato per legge, ci sono più di sessanta milioni di bambini lavoratori. Sono impiegati nel settore delle costruzioni, nel settore tessile, nell’industria del tabacco, nella produzione di manufatti e di fuochi d’artificio. Alcuni, come i piccoli impiegati nella produzione di braccialetti di vetro di Ferozabad, lavorano a contatto con acidi e sostanze chimiche. In Bangladesh, sono più di sei milioni i minori impiegati in attività pericolose o a rischio. In Nepal ogni anno almeno settemila bambine vengono avviate e costrette alla prostituzione, mentre i loro coetanei maschi vengono impiegati nella tessitura di tappeti o nella produzione di pallottole e nell’assemblaggio di armi.
La situazione non migliora neanche per quelli apparentemente baciati dalla fortuna: i bambini che lavorano nel mondo del cinema o della moda, coccolati e vezzeggiati per un attimo e subito ripiombati nel buio dell'anonimato e della quotidiana povertà: come Shafiq Syed, protagonista del film Salaam Bombay di Mira Nair, vincitore all'epoca del prestigioso National Award for the Best Child Actor, che sostiene di essere stato usato dalla Nair e poi gettato via come un limone spremuto, senza tanti complimenti.
Le cause primarie della schiavitù o del lavoro minorile sono la povertà e la guerra. Sembra ovvio ma non lo è affatto, se si pensa che soltanto da pochi anni a questa parte le organizzazioni internazionali si sono rese conto che il denaro, i programmi di scolarizzazione e il boicottaggio delle imprese che impiegano manodopera infantile non bastano. I piccoli lavoratori difatti, privati del loro reddito, finiscono direttamente tra le leve della criminalità spicciola o sulla strada a prostituirsi per pochi soldi. Il vero problema è fornire redditi alternative alle famiglie. Così in India, Bangladesh e Pakistan sono stati stanziati svariati milioni di dollari da impiegare in programmi di sostegno alle famiglie bisognose. Ma anche questo non è ancora abbastanza. Secondo Carol Bellamy, direttrice dell'Unicef, "Aids, guerre e miseria sono i tre nemici che attendono al varco i bambini alle soglie del nuovo millennio, che mettono in pericolo la loro vita, il loro sviluppo, il loro futuro. Per sconfiggerli, non bastano palliativi o programmi normali: occorre una mobilitazione straordinaria dei leader mondiali, il cui scarso impegno verso l'infanzia di fatto consente il perpetuarsi di una inutile strage di bambini e la continua violazione dei loro diritti"

http://www.stringer.it/Stringer%20Schede/HR_labour.htm

venerdì 1 agosto 2008

Olimpiadi

Pechino revoca censura su diversi siti internet
Torna visibile Amnesty International

Pechino, 1 ago. (Apcom) - La Cina ha annunciato oggi di aver tolto la censura su numerosi siti internet, tra cui quello di Amnesty International, dopo le pressioni ricevute per consentire la massima libertà ai giornalisti nella sala stampa allestita per i Giochi. "E' una notizia positiva" ha commentato la portavoce del Comitato olimpico internazionale, Giselle Davies.

Se i siti di Amnesty International e Reporter sans frontières sono ora accessibili, rimangono oscurati quelli della Bbc in cinese, dei dissidenti e dei pro-tibetani.

domenica 20 luglio 2008

Una manifestazione pacifica a Genova ricorda Giuliani



E' stata una manifestazione pacifica quella organizzata a Genova in piazza Alimonda dove venne ucciso Carlo Giuliani il 20 luglio di 7 anni fa durante gli scontri di piazza tra no global e forze dell'ordine del G8. Tra gli altri, erano presenti i genitori del giovane, Heidi e Giuliano Giuliani, quindi don Gallo, Mark Cowell, il manifestante britannico picchiato nel corso dell'irruzione delle forze dell'ordine nella scuola Diaz e ricoverato in ospedale in condizioni serie, l'ex ministro per la Solidarieta' sociale Paolo Ferrero (Rifondazione Comunista) insieme al collega di partito ed ex senatore Giovanni Russo Spena. Presente anche Vittorio Agnoletto, parlamentare europeo e all'epoca portavoce del movimento no global. Ad animare la commemorazione, una banda musicale di rom e, a piu' riprese, con la sua chitarra Andrea Rivera, il giovane noto per la gag dei 'citofoni' nella trasmissione 'Parla con me'. Allo scoccare delle 17.25, ora in cui venne ucciso Carlo, i no global hanno osservato un minuto di silenzio mentre il padre del giovane ucciso 7 anni fa da un carabiniere ha ricordato quella tragedia: "Sette anni fa furono sparati due colpi diretti, non in aria. Uno dei due prese Carlo sotto l'occhio sinistro. Poi si e' tentato di inventare il peggio, la pietra che fece deviare il proiettile e cosi' via, ma la verita' resta quella e vogliamo che sia affermata e diciamo ancora una volta, per questa battaglia di verita', grazie Carlo, grazie Carlo". A queste parole e' scoppiato un lungo applauso dei manifestanti. Pochi istanti dopo, in piazza e' riecheggiata la voce di Carlo Giuliani che, ancora molto giovane, aveva letto alcune lettere di condannati a morte della strage del Turchino compiuta dalle SS nel 1944: "Tredici anni fa - ha spiegato il padre Giuliano - per un servizio televisivo sulla resistenza, preparammo un documento sul Sacrario del Turchino e pensammo fosse giusto e importante leggere le lettere dei condannati a morte, molti dei quali giovanissimi. Per questo chiedemmo a Carlo di leggere quelle lettere. Quel filmato - ha concluso - lo abbiamo conservato e vi facciamo ascoltare alcune lettere che Carlo lesse per quel servizio". Su un lato della piazza sono stati sistemati gli striscioni, di Emergency, di un gruppo tedesco con la scritta "Carlo Giuliani e' stato assassinato il 20 luglio del 2001, nessuna criminalizzazione dei movimenti di emancipazione", un'altro su cui erano state pitturate impronte di mani colorate con la scritta "prendeteci anche queste!", un'altro ancora del 'Comitato Piazza Carlo Giuliani'. Vicino agli striscioni sono stati appesi anche piccoli quadri, parte della mostra sui tragici fatti del G8 allestita al Munizioniere di Palazzo Ducale, e alcune lettere, in italiano e in inglese, di ragazzi che si trovavano nella Diaz la notte del 21 luglio o che furono portati alla caserma di Bolzaneto. A distanza, in piazza della Vittoria, erano schierati i mezzi blindati di polizia e carabineri con agenti e militari in tenuta antisommossa. (AGI) - Genova, 20 lug. –

http://notizie.alice.it/notizie/cronaca/2008/07_luglio/20/una_manifestazione_pacifica_a_genova_ricorda_giuliani,15501214.html?mod=frame&provid=14

mercoledì 16 luglio 2008

La coscienza a posto: apologo sull'onestà nel Paese dei corrotti / di Italo Calvino

Dalla rivista diretta da Goffredo Fofi "Lo straniero", n. 72 del giugno 2006 (sito: www.lostraniero.net) riprendiamo il seguente indimenticabile articolo di Italo Calvino. Nella rivista il testo e’ accompagnato dalla seguente nota redazionale: "Questo testo e’ apparso per la prima volta su ’la Repubblica’ il 15 marzo 1980, ma appare negli appunti dell’archivio Calvino con il titolo ’La coscienza a posto’. E’ stato ripubblicato in Romanzi e racconti (Meridiani Mondadori, 1994, vol. 3, pp. 290-293) come ’La coscienza a posto (Apologo sull’onesta’ nel paese dei corrotti)’.

C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, ne’ che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti piu’ o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perche’ quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si e’ piu’ capaci di concepire la vita in altro modo) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente, cioe’ chiedendoli a chi li aveva in cambio di favori illeciti. Ossia, chi poteva dar soldi in cambio di favori, in genere gia’ aveva fatto questi soldi mediante favori ottenuti in precedenza; per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo di una sua autonomia. Nel finanziarsi per via illecita, ogni centro di potere non era sfiorato da alcun senso di colpa, perche’ per la propria morale interna, cio’ che era fatto nell’interesse del gruppo era lecito, anzi benemerito, in quanto ogni gruppo identificava il proprio potere col bene comune; l’illegalita’ formale, quindi, non escludeva una superiore legalita’ sostanziale. Vero e’ che in ogni transazione illecita a favore di entita’ collettive e’ usanza che una quota parte resti in mano di singoli individui, come equa ricompensa delle indispensabili prestazioni di procacciamento e mediazione: quindi l’illecito che, per la morale interna del gruppo era lecito, portava con se’ una frangia di illecito anche per quella morale. Ma a guardar bene, il privato che si trovava ad intascare la sua tangente individuale sulla tangente collettiva, era sicuro di aver fatto agire il proprio tornaconto individuale in favore del tornaconto collettivo, cioe’ poteva, senza ipocrisia, convincersi che la sua condotta era non solo lecita ma benemerita. Il paese aveva nello stesso tempo anche un dispendioso bilancio ufficiale, alimentato dalle imposte su ogni attivita’ lecita e finanziava lecitamente tutti coloro che lecitamente o illecitamente riuscivano a farsi finanziare. Poiche’ in quel paese nessuno era disposto non diciamo a fare bancarotta, ma neppure a rimetterci di suo (e non si vede in nome di che cosa si sarebbe potuto pretendere che qualcuno ci rimettesse), la finanza pubblica serviva ad integrare lecitamente in nome del bene comune i disavanzi delle attivita’ che sempre in nome del bene comune si erano distinte per via illecita. La riscossione delle tasse, che in altre epoche e civilta’ poteva ambire di far leva sul dovere civico, qui ritornava alla sua schietta sostanza di atto di forza (cosi’ come in certe localita’ all’esazione da parte dello Stato si aggiungeva quella di organizzazioni gangsteristiche o mafiose), atto di forza cui il contribuente sottostava per evitare guai maggiori, pur provando anziche’ il sollievo del dovere compiuto, la sensazione sgradevole di una complicita’ passiva con la cattiva amministrazione della cosa pubblica e con il privilegio delle attivita’ illecite, normalmente esentate da ogni imposta.

Di tanto in tanto, quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva di applicare le leggi, provocando piccoli terremoti in qualche centro di potere e anche arresti di persone che avevano avuto fino ad allora le loro ragioni per considerarsi impunibili. In quei casi il sentimento dominante, anziche’ di soddisfazione per la rivincita della giustizia, era il sospetto che si trattasse di un regolamento di conti di un centro di potere contro un altro centro di potere. Cosi’ che era difficile stabilire se le leggi fossero usabili ormai soltanto come armi tattiche e strategiche nelle guerre tra interessi illeciti oppure se i tribunali per legittimare i loro compiti istituzionali dovessero accreditare l’idea che anche loro erano dei centri di potere e di interessi illeciti come tutti gli altri. Naturalmente, una tale situazione era propizia anche per le associazioni a delinquere di tipo tradizionale, che coi sequestri di persona e gli svaligiamenti di banche si inserivano come un elemento di imprevedibilita’ nella giostra dei miliardi, facendone deviare il flusso verso percorsi sotterranei, da cui prima o poi certo riemergevano in mille forme inaspettate di finanza lecita o illecita. In opposizione al sistema guadagnavano terreno le organizzazioni del terrore che usavano quegli stessi metodi di finanziamento della tradizione fuorilegge e con un ben dosato stillicidio d’ammazzamenti distribuiti tra tutte le categorie di cittadini illustri e oscuri si proponevano come l’unica alternativa globale del sistema. Ma il loro effetto sul sistema era quello di rafforzarlo fino a diventarne il puntello indispensabile e ne confermavano la convinzione di essere il migliore sistema possibile e di non dover cambiare in nulla. Cosi’ tutte le forme di illecito, da quelle piu’ sornione a quelle piu’ feroci, si saldavano in un sistema che aveva una sua stabilita’ e compattezza e coerenza e nel quale moltissime persone potevano trovare il loro vantaggio pratico senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto. Avrebbero potuto, dunque, dirsi unanimemente felici gli abitanti di quel paese se non fosse stato per una pur sempre numerosa categoria di cittadini cui non si sapeva quale ruolo attribuire: gli onesti.

Erano, costoro, onesti, non per qualche speciale ragione (non potevano richiamarsi a grandi principi, ne’ patriottici, ne’ sociali, ne’ religiosi, che non avevano piu’ corso); erano onesti per abitudine mentale, condizionamento caratteriale, tic nervoso, insomma non potevano farci niente se erano cosi’, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno al lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione di altra persone. In quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto, gli onesti erano i soli a farsi sempre gli scrupoli, a chiedersi ogni momento che cosa avrebbero dovuto fare. Sapevano che fare la morale agli altri, indignarsi, predicare la virtu’ sono cose che riscuotono troppo facilmente l’approvazione di tutti, in buona o in mala fede. Il potere non lo trovavano abbastanza interessante per sognarlo per se’ (o almeno quel potere che interessava agli altri), non si facevano illusioni che in altri paesi non ci fossero le stesse magagne, anche se tenute piu’ nascoste; in una societa’ migliore non speravano perche’ sapevano che il peggio e’ sempre piu’ probabile.

Dovevano rassegnarsi all’estinzione? No, la loro consolazione era pensare che, cosi’ come in margine a tutte le societa’ durate millenni s’era perpetuata una controsocieta’ di malandrini, tagliaborse, ladruncoli e gabbamondo, una controsocieta’ che non aveva mai avuto nessuna pretesa di diventare "la" societa’, ma solo di sopravvivere nelle pieghe della societa’ dominante ed affermare il proprio modo di esistere a dispetto dei principi consacrati, e per questo aveva dato di se’ (almeno se vista non troppo da vicino) un’immagine libera, allegra e vitale, cosi’ la controsocieta’ degli onesti forse sarebbe riuscita a persistere ancora per secoli, in margine al costume corrente, senza altra pretesa che di vivere la propria diversita’, di sentirsi dissimile da tutto il resto, e a questo modo magari avrebbe finito per significare qualcosa di essenziale per tutti, per essere immagine di qualcosa che le parole non sanno piu’ dire, di qualcosa che non e’ stato ancora detto e ancora non sappiamo cos’e’.

L’apologo di Calvino è stato diffuso da: La nonviolenza in cammino, numero 1337 del 25 giugno 2006.
http://www.girodivite.it/La-coscienza-a-posto-apologo-sull.html

martedì 15 luglio 2008

Bolzaneto

BOLZANETO: 15 CONDANNE E 30 ASSOLUZIONI. I GIUDICI, NESSUNA TORTURA

(ASCA) - Roma, 15 lug - Quindici condanne e trenta assoluzioni. E' la sentenza del processo sulle violenze nella caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova nel 2001. Dopo circa 11 ore di Camera di consiglio, il presidente del Tribunale penale di Genova, Renato Delucchi, ha pronunciato la sentenza con cui la Corte genovese ha giudicato 45 imputati (poliziotti, guardie penitenziarie, medici e infermieri) accusati di vari reati tra cui lesioni, maltrattamenti e falso: i giudici non hanno riconosciuto l'aggravante della crudelta' e dei motivi abietti assimilabili al reato di tortura. Le condanne, inflitte soprattutto a membri delle forze di polizia, variano tra i cinque mesi e i cinque anni (nessuno, pero', finira' in prigione). Sono stati comminati complessivamente 24 anni di carcere, contro i 76 anni, 4 mesi e 20 giorni chiesti dai pm genovesi. La condanna piu' pesante, 5 anni, all'ispettore delle guardie penitenzierie Antonio Biagio Gugliotta, che aveva la responsabilita' della caserma di Bolzaneto.
http://notizie.alice.it/notizie/politica/2008/07_luglio/15/bolzaneto%20%2015%20condanne%20e%2030%20assoluzioni%20%20i%20giudici%20%20nessuna%20tortura,15442751.html?pmk=nothpstr2

lunedì 14 luglio 2008

Manifesto contro tutti i razzismi e per le diversità


Uno dei sintomi più preoccupanti delle crisi individuai e collettive delle società umane è il peggioramento dei rapporti fra le persone, l’aumento della litigiosità, e la tendenza a trovare un “nemico” contro cui rivolgersi e da emarginare. Le crisi più profonde in genere avvengono in situazioni obiettivamente difficili di instabilità provocata da difficoltà economiche, guerre, catastrofi naturali ecc., in cui il futuro appare fuori controllo e difficile da prevedere. Si diffonde allora la paura e si cercano capri espiatori su cui scaricare l’ansia. Così prende forza ogni tipo di razzismo, che si dirigerà verso tutti i “diversi” e quindi non solo verso gli appartenenti ad altri popoli e culture ma anche ad esempio gli omosessuali, gli handicappati, le persone con disagio mentale, quelli che la pensano diversamente dal gruppo umano dominante in quel momento ecc. Ecco, l’Italia, nonostante che non ci siano in vista crisi economiche catastrofiche, che nessuno muoia veramente di fame e che siamo persino una delle Nazioni del G8, mostra sintomi preoccupanti di paura e quindi di frammentazione, di astio, di voglia di colpire un nemico. Così come la causa del malessere è in gran parte indistinta , l’identificazione del nemico è incerta e va dai Rom ( spesso confusi incredibilmente con i romeni forse semplicemente per le prime tre lettere del nome), agli altri immigrati ( sono stati additati come tali gli albanesi prima , i romeni poi , i “mussulmani” sempre ecc.), agli omosessuali , ai “matti”, ai “comunisti”e verrà la volta degli handicappati mentre sento sempre di più riaffiorare il termine “lobby” anche se l’aggettivo “ebraica” ancora non viene pronunciato che in rari casi. Le forze politiche che ci governano in questo momento sono senza dubbio coscienti di quanto avviene e anzi si muovono con astuzia , attraverso i mezzi di comunicazione che controllano in gran parte, per fomentarla , come del resto hanno fatto per molti anni giocando alla distruzione della cultura che si era formata con la resistenza e che è presente nella Costituzione . Non a caso viene pesantemente colpita la organizzazione dello Stato nei suoi pilastri come avviene per la magistratura, e si vogliono distruggere tutti i servizi che danno l’immagine di uno Stato protettivo di una collettività coesa ( salute, scuola, tutela dell’ambiente) privatizzando con coerenza feroce i beni comuni. Tutte queste azioni si fondano molto spesso sulla ignoranza diffusa , sulla perdita di ogni memoria storica, sul tentativo di distruggere il pensiero e con esso la coscienza di cosa significa “bene essere”, stare bene in questa vita. E’ necessaria una “verifica di realtà” che impedisca di sbranarsi sulle parole di cui nemmeno si vuol conoscere il significato, come Rom, sicurezza, immigrato ecc. E’ con questo spirito che la Regione Toscana ha dedicato la manifestazione annuale a S.Rossore all’esame di tutti i razzismi, chiedendomi, su una idea di Ugo Caffaz, di organizzare la stesura di un “Manifesto antirazzista” firmato da un gruppo di persone che si occupano di scienza da diversi punti di vista ( genetisti , psichiatri, antropologi culturali, filosofi della scienza, etologi, demografi). Le motivazioni erano molteplici. Innanzitutto proprio a S.Rossore, il 14 luglio 1938 era stato firmato un “Manifesto degli scienziati in difesa della razza” a cui proprio persone di scienza dovevano rispondere anche tenendo conto dei progressi delle nostre conoscenze da allora ad ora e in questo modo finalmente , dopo settanta anni, dissociarsi completamente dai servi dell’allora governo fascista. Il Manifesto, che è stato presentato il 19 Luglio del 2008 dal Presidente della Regione Toscana Claudio Martini e da me e largamente discusso durante tutto il meeting di S.Rossore, è disponibile sul sito della Regione Toscana ( www.regione.toscana.it )ed é aperto sullo stesso sito alle adesioni, è stato assunto come documento ufficiale dalla regione e verrà presentato e discusso in tutte le scuole della Regione su indicazione dell’assessorato competente. Il Manifesto contraddice punto per punto ( dieci punti in tutto) quello dei fascisti ma qui voglio sottolineare brevemente quelli che sono i concetti fondamentali che ne emergono:
Continua…
http://www.sinistra-democratica.it/un-manifesto-contro-tutti-i-razzismi-e-la-diversit

mercoledì 2 luglio 2008

Tra i fuochi in mezzo al cielo

Volevo vivere la mia esistenza
Lavorando e amando
Come ho sempre saputo fare
Come ho sempre saputo fare
Ma la guerra ha scelto per noi
Con le sue leggi senza senso
E il paradiso e’ diventato inferno
Sentirsi diversi e mostrarsi uguali
Ma come si vive se non puoi respirare
Ma dimmi come si vive senza ossigeno
Ci hanno chiamati per definizione
Un avanzo dell’ umanità
E cosa ancora peggiore
Ci hanno lasciati soli in balìa del vento
E il fiume ora spinge i suoi morti verso ovest
Verso ovest
E il fiume spinge i suoi morti verso ovest
Ma come puoi vivere se non puoi respirare
Ma dimmi come si vive
Senza ossigeno
quando il silenzio esploderà
questa terra sarà già deserto
quando la fine arriverà
la storia non salderà il conto
sembra così vicina adesso
Questa luna fredda, ghiacciata
Di fronte alla follia dell’uomo
Che non conosce tregua ne’ compassione
Ma che cos’e’ la paura in fondo
Quando il vero nemico
Il vero nemico
E’ il sonno della ragione
Perchè non puoi vivere
Se non puoi respirare
Ma dimmi come si vive senza ossigeno
Quando il silenzio esploderà
Questa terra sarà già deserto
Quando la fine arriverà
La storia non salderà il conto
Quando il silenzio esploderà
Questa terra sarà già deserto
Quando la fine arriverà
La storia non salderà il conto

Paola Turci

http://www.vociperlaliberta.it/web_pai.php?ID=4

Pane e coraggio


Proprio sul filo della frontierail commissario ci fa fermaresu quella barca troppo pienanon ci potrà più rimandaresu quella barca troppo pienanon ci possiamo ritornare.
E sì che l'Italia sembrava un sognosteso per lungo ad asciugaresembrava una donna fin troppo bellache stesse lì per farsi amaresembrava a tutti fin troppo belloche stesse lì a farsi toccare.
E noi cambiavamo molto in frettail nostro sogno in illusioneincoraggiati dalla bellezzavista per televisionedisorientati dalla miseriae da un po' di televisione.
Pane e coraggio ci vogliono ancorache questo mondo non è cambiatopane e coraggio ci vogliono ancorasembra che il tempo non sia passatopane e coraggio commissarioche c'hai il cappello per comandarepane e fortuna moglie miache reggi l'ombrello per riparare.
Per riparare questi figlidalle ondate del buio maree le figlie dagli sguardiche dovranno sopportaree le figlie dagli oltraggiche dovranno sopportare.
Nina ci vogliono scarpe buonee gambe belle LuciaNina ci vogliono scarpe buonepane e fortuna e così siama soprattutto ci vuole coraggioa trascinare le nostre suoleda una terra che ci odiaad un'altra che non ci vuole.
Proprio sul filo della frontieracommissario ci fai fermarema su quella barca troppo pienanon ci potrai più rimandaresu quella barca troppo pienanon ci potremo mai più ritornare.
Ivano Fossati
http://www.vociperlaliberta.it/web_pai.php?ID=2

lunedì 30 giugno 2008

Indecente e razzista proposta sui Rom


Bocciati a prima prova d'esame, per loro dignita' uomo vale zero
Roma, 30 giu. (Apcom) - Questa volta tocca al ministro dell'Interno Roberto Maroni a finire nel mirino di 'Famiglia Cristiana': prendere le impronte digitali ai bambini rom è una "'indecente' proposta", sostiene il settimanale dei Paolini.

"Alla prima prova d'esame - scrive 'Famiglia Cristiana' - i ministri 'cattolici' del Governo del Cavaliere escono bocciati, senza appello. Per loro la dignità dell'uomo vale zero. Nessuno che abbia alzato il dito a contrastare Maroni e l'indecente proposta razzista di prendere le impronte digitali ai bambini rom". "Avremmo dato credito al ministro - sottolinea il settimanale nell'editoriale di questa settimana - se, assieme alla schedatura, avesse detto come portare i bimbi rom a scuola, togliendoli dagli spazi condivisi coi topi. Che aiuti ha previsto? Nulla". "Non stupisce, invece - continua 'Famiglia Cristiana' - il silenzio della nuova presidente della Commissione per l'infanzia, Alessandra Mussolini (non era più adatta Luisa Santolini, ex presidente del Forum delle famiglie?), perché le schedature etniche e religiose fanno parte del Dna familiare e, finalmente, tornano a essere patrimonio di Governo. Non sappiamo cosa ne pensi Berlusconi: permetterebbe che agenti di polizia prendessero le impronte dei suoi figli o dei suoi nipotini?".

"Oggi, con le impronte digitali - prosegue - uno Stato di polizia mostra il volto più feroce a piccoli rom, che pur sono cittadini italiani. Perché non c'è la stessa ostinazione nel combattere la criminalità vera in vaste aree del Paese? La Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia (firmata anche dall'Italia, che tutela i minori da qualsiasi discriminazione) non conta più niente. La schedatura di un bambino rom, che non ha commesso reato, viola la dignità umana. Così come la proposta di togliere la patria potestà ai genitori rom è una forzatura del diritto: nessun Tribunale deiminori la toglierà solo per la povertà e le difficili condizioni di vita".

"È giusto reprimere, con forza, chi nei campi nomadi delinque, ma le misure di Maroni non servono a combattere l'accattonaggio (che non è reato). C'è un solo modo - osserva 'Famiglia Cristiana' - perché i bambini rom non vadano a rubare: mandarli a scuola. Qui, sì, ci vorrebbe un decreto legge perché, ogni mattina, pulmini della polizia passassero nei campi nomadi a raccoglierli. Per la sicurezza sarebbero soldi ben spesi. Quanto alle impronte, se vogliamo prenderle, cominciamo dai nostri figli; ancor meglio, dai parlamentari: i cittadini saprebbero chi lavora e chi marina, e anche chi fa il furbo, votando al posto di un altro. L'affossa 'pianisti' - conclude - sarebbe l'unico 'lodo' gradito agli italiani".

http://notizie.alice.it/notizie/politica/2008/06_giugno/30/sicurezza%20%20f%20%20cristiana%20%20indecente%20e%20razzista%20proposta%20su%20rom,15284737.html?pmk=nothpstr1


venerdì 27 giugno 2008

Impronte digitali

ROM/ MIGLIORE: ITALIA NON SIA PRIMA NELL'UE A FARE LEGGI RAZZIALI
Proposta impronte digitali è spregevole

Roma, 26 giu. (Apcom) - "La proposta di rilevare le impronte digitali dei bambini rom, propugnata dal ministro degli interni Roberto Maroni, è espressione di una cultura della discriminazione. Tanto più spregevole quanto è rivolta ai minori e si trincera dietro l'intento di una loro tutela. Non esiste infatti tutela che si realizzi attraverso il rilevamento o l'apposizione di elementi discriminatori". Lo afferma in una nota Gennaro Migliore (Prc).

"Questo governo - prosegue - rivela in modo sempre più eclatante gli aspetti di odio e di paura su cui si fonda. Occorre impedire con la disobbedienza civile questo tipo di abusi che violano i diritti fondamentali delle persone. Per questo ci rivolgiamo in primo luogo ai funzionari dello stato e a tutti i cittadini che credono nei principi di uguaglianza e libertà sanciti dalla Costituzione e li difendono con il loro lavoro quotidiano. Ci rivolgiamo inoltre a tutte le istituzioni internazionali, dall'Unione europea alle Nazioni unite, per impedire che il nostro diventi il primo paese europeo che reintroduce le leggi razziali".
http://notizie.alice.it/notizie/politica/2008/06_giugno/26/rom%20%20migliore%20%20italia%20non%20sia%20prima%20nell%20ue%20a%20fare%20leggi%20razziali,15251316.html

lunedì 23 giugno 2008

Lettere dei condannati a morte della Resistenza Italiana

Antonio Brancati

Di anni 23 - studente - nato a Ispica (Ragusa) il 21 dicembre 1920 -. Allievo ufficiale di Fanteria, il 1° marzo 1944 entra a far parte del "Gruppo di Organizzazione" del Comitato Militare di Grosseto, di stanza a Monte Bottigli sopra Grosseto ~. Catturato il 22 Marzo 1944 sul monte Bottigli, nel corso di un rastrellamento di forze tedesche e fasciste che lo sorprendono assieme ad altri dieci compagni nella capanna in cui dormono -. Processato il 22 marzo 1944 nella scuola di Maiano Lavacchio (Grosseto) da tribunale misto tedesco e fascista -. Fucilato lo stesso 22 marzo 1944, a Maiano Lavacchio, con Mario Becucci, Rino Cíattini, Silvano Guidoni, Alfiero Grazi, Corrado Matteini, Emanuele Matteini, Alcide Mignarri, Alvaro Nfinucci, Alfonso Passananti e Attilio Sforzi.

Carissimi genitori,

non so se mi sarà possibile potervi rivedere, per la qual cosa vi scrivo questa lettera. Sono stato condannato a morte per non essermi associato a coloro che vogliono distruggere completamente l'Italia.

Vi giuro di non aver commessa nessuna colpa se non quella di aver voluto più bene di costoro all'Italia, nostra amabile e martoriata Patria.

Voi potete dire questo sempre a voce alta dinanzi a tutti.

Se muoio, muoio innocente.

Vi prego di perdonarmi se qualche volta vi ho fatto arrabbiare, vi ho disobbedito, ero allora un ragazzo.

Solo pregate per me il buon Dio. Non prendetevi parecchi pensieri. Fate del bene ai poveri per la salvezza della mia povera anima. Vi ringrazio per quanto avete fatto per me e per la mia educazione. Speriamo che Iddio vi dia giusta ricompensa.

Baciate per me tutti i fratelli: Felice, Costantino, Luigi, Vincenzo e Alberto e la mia cara fidanzata.

Non affliggetevi e fatevi coraggio, ci sarà chi mi vendicherà. Ricompensate e ricordatevi finché vivrete di quei signori Matteini per il bene che mi hanno fatto, per l'amore di madre che hanno avuto nei miei riguardi. Io vi ho sempre pensato in tutti i momenti della giornata.

Dispiacente tanto se non ci rivedremo su questa terra; ma ci rivedremo lassù, in un luogo più bello, più giusto e più santo.

Ricordatevi sempre di me.

Un forte bacione

Antonio

Sappiate che il vostro Antonio penserà sempre a voi anche dopo morto e che vi guarderà dal cielo.



Giordano Cavestro (Mirko)

Di anni 18 - studente di scuola media - nato a Parma il 30 novembre 1925 -. Nel 1940 dà vita, di sua iniziativa, ad un bollettino antifascista attorno al quale si mobilitano numerosi militanti - dopo l'8 settembre 1943 lo stesso nucleo diventa centro organizzativo e propulsore delle prime attività partigiane nella zona di Parma -. Catturato il 7 aprile 1944 a Montagnana (Parma), nel corso di un rastrellamento operato da tedeschi e fascisti - tradotto nelle carceri di Parma -. Processato il 14 aprile 1944 dal Tribunale Militare di Parma - condannato a morte, quindi graziato condizionalmente e trattenuto come ostaggio -. Fucilato il 4 maggio 1944 nei pressi di Bardi (Parma), in rappresaglia all'uccisione di quattro militi, con Raimondo Pelinghelli, Vito Salmi, Nello Venturini ed Erasmo Venusti.

Parma, 4-5-1944

Cari compagni, ora tocca a noi.

Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d'Italia.

Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l'idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella.

Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile.

Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care.

La mia giovinezza è spezzata ma sono sicuro che servirà da esempio.

Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà.


Bruno Frittaion (Attilio)

Di anni 19 - studente - nato a San Daniele del Friuli (Udine) il 13 ottobre 1925 -. Sino dal 1939 si dedica alla costituzione delle prime cellule comuniste nella zona di San Daniele - studente del III corso di avviamento professionale, dopo l'8 settembre 1943 abbandona la scuola unendosi alle formazioni partigiane operanti nella zona prende parte a tutte le azioni del Battaglione "Písacane", Brigata "Tagliamento", e quindi, con funzioni di vice-commissario di Distaccamento, dei Battaglione "Silvio Pellíco " -. Catturato il 15 dicembre 1944 da elementi delle SS italiane, in seguito a delazione, mentre con il compagno Adriano Carlon si trova nella casa di uno zio a predisporre i mezzi per una imminente azione - tradotto nelle carceri di Udine - più volte torturato -. Processato il 22 gennaio 1945 dal Tribunale Militare Territoriale tedesco di Udine -. Fucilato il 1 febbraio 1945 nei pressi dei cimitero di Tarcento (Udine), con Adriano Carlon, Angelo Lipponi, Cesare Longo, Elio Marcuz, Giannino Putto, Calogero Zaffuto e Pietro Zanier.

31 gennaio 1945

Edda

voglio scriverti queste mie ultime, e poche righe. Edda, purtroppo sono le ultime si, il destino vuole così, spero ti giungano di conforto in tanta triste sventura.

Edda, mi hanno condannato alla morte, mi uccidono; però uccidono il mio corpo non l'idea che c'è in me. Muoio, muoio senza alcun rimpianto, anzi sono orgoglioso di sacrificare la mia vita per una causa, per una giusta causa e spero che il mio sacrificio non sia vano anzi sia di aiuto nella grande lotta. Di quella causa che fino a oggi ho servito senza nulla chiedere e sempre sperando che un giorno ogni sacrificio abbia il suo ricompenso. Per me la migliore ricompensa era quella di vedere fiorire l'idea che purtroppo per poco ho servito, ma sempre fedelmente.

Edda il destino ci separa, il destino uccide il nostro amore quell'amore che io nutrivo per te e che aspettava quel giorno che ci faceva felici per sempre. Edda, abbi sempre un ricordo di chi ti ha sempre sinceramente amato. Addio a tutti.

Addio Edda


Giancarlo Puecher Passavalli

Di anni 20 - dottore in legge - nato a Milano il 23 agosto 1923 -. Subito dopo l'8 settembre 1943 diventa l'organizzatore ed il capo dei gruppi partigiani che si vanno formando nella zona di Erba-Pontelambro (Como) - svolge numerose azioni, fra cui rilevante quella al Crotto Rosa di Erba, per il ricupero di materiale militare e di quadrupedi -. Catturato il 12 novembre 1943 a Erba, da militi delle locali Brigate Nere - tradotto nelle carceri San Donnino in Como - più volte torturato -. Processato il 21 dicembre 1943 dal Tribunale Speciale Militare di Erba -. Fucilato lo stesso 21 dicembre 1943, al cimitero nuovo di Erba, da militi delle Brigate Nere -. Medaglia d'Oro al Valor Militare -. E' figlio di Giorgio Puecher Passavalli, deportato al campo di Mauthausen ed ivi deceduto.

Muoio per la mia Patria. Ho sempre fatto il mio dovere di cittadino e di soldato: Spero che il mio esempio serva ai miei fratelli e compagni. Iddio mi ha voluto... Accetto con rassegnazione il suo volere.

Non piangetemi, ma ricordatemi a coloro che mi vollero bene e mi stimarono. Viva l'Italia. Raggiungo con cristiana rassegnazione la mia mamma che santamente mi educò e mi protesse per i vent'anni della mia vita.

L'amavo troppo la mia Patria; non la tradite, e voi tutti giovani d'Italia seguite la mia via e avrete il compenso della vostra lotta ardua nel ricostruire una nuova unità nazionale. Perdono a coloro che mi giustiziano perché non sanno quello che fanno e non sanno che l'uccidersi tra fratelli non produrrà mai la concordia.

A te Papà l'imperituro grazie per ciò che sempre mi permettesti di fare e mi concedesti.

Gino e Gianni siano degni continuatori delle gesta eroiche della nostra famiglia e non si sgomentino di fronte alla mia perdita. I martiri convalidano la fede in una Idea. Ho sempre creduto in Dio e perciò accetto la Sua volontà. Baci a tutti.

Giancarlo

sabato 21 giugno 2008

Pensieri di Madre Teresa di Calcutta

1) Non capiremo mai abbastanza quanto bene è capace di fare un sorriso.

2) Assicuratevi di lasciare lavorare la grazia di Dio nelle vostre anime, accettando qualunque cosa egli vi mandi e dando a Lui tutto ciò che Egli voglia prendersi da voi. La vera santità consiste nel fare la sua volontà con un sorriso

3) Non sapremo mai quanto bene può fare un semplice sorriso.

4) L'amore non vive di parole né può essere spiegato a parole.

5) Non possiamo parlare finché non ascoltiamo. Quando avremo il cuore colmo, la bocca parlerà, la mente penserà.

6) Il vero amore deve sempre fare male. Deve essere doloroso amare qualcuno, doloroso lasciare qualcuno... Solo allora si ama sinceramente.

7) Non importa quanto si dà ma quanto amore si mette nel dare.

8) Trova un minuto per pensare, trova un minuto per pregare, trova un minuto per ridere.

9) Quanto meno abbiamo, più diamo. Sembra assurdo, però questa è la logica dell'amore.

10) Trova il tempo di essere amico: è la strada della felicità.

11) La fame d'amore è molto più difficile da rimuovere che la fame di pane.

12) Il vero male è l'indifferenza

13) Perché una lampada continui a bruciare bisogna metterci dell'olio.

14) Più ci saranno gocce d'acqua pulita, più il mondo risplenderà di bellezza.

15) I veri poveri non fanno rumore.

16) Il giorno più bello? Oggi
L'ostacolo più grande? La paura
La cosa più facile? Sbagliarsi
L'errore più grande Rinunciare
La radice di tutti i mali? L'egoismo
La distrazione migliore? Il lavoro
La sconfitta peggiore? Lo scoraggiamento
I migliori professionisti? I bambini
Il primo bisogno? Comunicare
La felicità più grande? Essere utili agli altri
Il mistero più grande? La morte
Il difetto peggiore? Il malumore
La persona più pericolosa? Quella che mente
Il sentimento più brutto? Il rancore
Il regalo più bello? Il perdono
Quello indispensabile? La famiglia
La rotta migliore? La via giusta
La sensazione più piacevole? La pace interiore
L'accoglienza migliore? Il sorriso
La miglior medicina? L'ottimismo
La soddisfazione più grande? Il dovere compiuto
La forza più grande? La fede
La cosa più bella del mondo? L'amore.

17) Quello che noi facciamo è solo una goccia nell'oceano ma se non lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno.

18) La peggiore malattia dell'uomo? La solitudine.

19) La vita è un'opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne realtà.

La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.

La vita è ricchezza, valorizzala.
La vita è amore, vivilo.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.

La vita è tristezza, superala.
La via è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un'avventura, rischiala.
La vita è la vita, difendila.

20) Quello che sorprende gli altri non è tanto quello che facciamo, ma il vedere che ci sentiamo felici di farlo e sorridiamo facendolo.

venerdì 13 giugno 2008

10 megalopoli a effetto serra

di: Italoeuropeo-legambiente

Le 10 metropoli a maggior effetto serra

Bangkok, Giacarta, Lagos, Shanghai, Rio de Janeiro, Dacca, Karachi, Il Cairo, Città del Messico, Mumbai: sono queste le “10 megalopoli a effetto serra” che Legambiente ha indicato tra quelle a rischio per i cambiamenti climatici . Le città nel 2008 ospiteranno più della metà della popolazione mondiale e si troveranno a dover affrontare un forte inasprimento di fenomeni come sovraffollamento, povertà e degrado ambientale. E alcune di queste dovranno fare i conti anche con un crescente rischio legato alle ripercussioni del surriscaldamento del pianeta, come grandi inondazioni, scarsità idrica e desertificazione, cicloni e tempeste.

“Le comunità più esposte sono proprio quelle più povere, dove gli standard delle infrastrutture e dei sistemi di prevenzione sono più bassi e quindi l’intensità dell’impatto dei cambiamenti del clima è più rilevante – ha spiegato Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente -. I Paesi industrializzati, che sono i principali responsabili delle emissioni climalteranti, non potranno più limitarsi a intervenire con aiuti umanitari a valle dei disastri ambientali, ma dovranno farsi carico molto presto degli interventi di prevenzione e infrastrutturazione delle aree più vulnerabili del mondo. Ed è proprio la creazione di un fondo per l’adattamento, creato con i soldi dei Paesi più ricchi, a essere in discussione ai negoziati sul clima in corso a Bali”.

Il IV rapporto dell’Ipcc stima che nella migliore delle ipotesi entro il 2100 la temperatura media mondiale salirà tra 1,1 e 2,9°C, nella peggiore fino a 6,4°C. Nello stesso lasso di tempo il livello dei mari dovrebbe crescere tra i 9 e gli 88 centimetri. Oltre il 75% delle persone a rischio per l'innalzamento del mare vive in Asia, lungo le coste, ma anche in prossimità dei grandi fiumi: i più esposti sono i cinesi, seguiti da indiani e bengalesi. Bangkok, con i sui 9,5 milioni di abitanti, è una delle città a più alto rischio di inondazione perché gran parte del suo territorio è posto tra 1 e 1,5 metri sul livello del mare e l'innalzamento delle acque è di 25 millimetri all'anno, a cui va aggiunto lo sprofondamento dovuto all'uso intensivo delle risorse idriche del sottosuolo. Lo stesso discorso vale per Mumbai in India, Lagos in Nigeria, Giacarta in Indonesia e Shanghai in Cina che è posta nella pianura alluvionale dello Yangtze e Rio in Brasile…(continua)
http://www.ecplanet.com/canale/ecologia-6/inquinamento-50/1/0/37065/it/ecplanet.rxdf

Gli anziani

E' sempre la solita ripetuta affermazione, non per questo meno vera: il progresso tecnologico e materiale delle società "affluenti" non è andato, in tutti i gli ambiti vitali, di pari passo con il progresso morale. Ne è un esempio la condizione degli anziani, che la vita quotidiana dei paesi industrialmente più sviluppati tende a collocare ai margini.
A mio avviso, il problema degli anziani è il più misconosciuto e il più urgente da risolvere dei giorni nostri, è la violenza più artatamente nascosta dalla nostra società, è lo scheletro nei nostri armadi, la menzogna su cui prosperiamo.

Succede che un tipo di società che dà valore alla produttività, alla velocità, alla giovinezza, all'efficienza, al consumo vistoso e immediato, all'individualismo competitivo ed esasperato, al cambiamento costante di gusti e opinioni non può che tendere ad escludere, in modi a volte subdoli e sottili, chi non riesce ad adeguarsi ai valori dominanti.

A parte pochi privilegiati, per reddito, cultura e salute, che occupano un ruolo preminente nella scala sociale, a volte persino eccessivo (occorre guardarsi anche dai pericoli delle gerontocrazie), la maggior parte degli anziani vive una penosa condizione di invisibilità, di mancanza di potere, di emarginazione.

Gli anziani sono lenti nei movimenti, mal si adattano ai vorticosi cambiamenti del mondo del lavoro e alla filosofia produttivistica delle aziende, hanno perso flessibilità, sono spesso rigidi nelle loro opinioni e atteggiamenti, sono a volte persino portatori di preconcetti difficilmente difendibili, rappresentano valori sconfitti dall'attualità, testimoni noiosi e ripetitivi di un mondo agli albori della tecnologia, spesso minati da penose malattie, insufficienze, incapacità, che ci costringono, tutti, a misurarci con i nostri limiti e la nostra fragile condizione di uomini.

Ma quello che ancora più addolora è l'esclusione dell'anziano all'interno della famiglia stessa; il vecchio che vive al suo interno è poco adatto ai ritmi convulsi e alla ideologia consumistica, e spesso è d'intralcio alla filosofia del massimo divertimento da realizzare oggi, subito.
http://xoomer.alice.it/v.sossella/anziani.htm

giovedì 12 giugno 2008

La rivista "Rifugiati"

'RIFUGIATI' è la rivista ufficiale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). La pubblicazione trimestrale si propone di testimoniare la situazione vissuta da quanti, contro la loro volontà, sono costretti a lasciare le proprie case per cercare scampo da guerre internazionali o da conflitti interni. Un ampio spazio è dedicato anche alle molteplici attività di protezione e assistenza svolte dall’UNHCR in tutto il mondo in favore delle persone costrette alla fuga. Strumento di ricerca ed approfondimento nel campo dell’informazione sui rifugiati, la rivista fornisce inoltre una serie di notizie aggiornate sui vari paesi di asilo e di provenienza, con articoli e dossier fotografici.

Dal 2006, all'interno della pubblicazione, è presente un inserto di 4 pagine dedicato alla situazione di rifugiati e richiedenti asilo in Italia, realizzato in collaborazione con il Servizio Centrale del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati e con il progetto IntegRARsi - Iniziativa Comunitaria EQUAL II fase.
http://www.unhcr.it/index.php?option=com_content&task=view&id=115&Itemid=138

martedì 10 giugno 2008

I sogni dei bambini palestinesi

Si svegliano urlando, con le lenzuola avvolte intorno alle gambe, o, terrorizzati, tremano sotto le coperte: le notti dei bimbi palestinesi sono sconvolte dalla repressione israeliana della rivolta iniziata 10 mesi fa.

I loro sonni non sono disturbati da streghe e mostri, ma da elicotteri israeliani, mitragliatrici, soldati in assetto da guerra e carrarmati.

Quelli non direttamente esposti ai combattimenti, hanno visto le immagini grafiche del sangue attraverso la televisione.

Un ragazzo palestinese sogna di restare decapitato da un missile israeliano mentre torna a casa da scuola, zainetto in spalla.

Una bambina 11enne sogna di far esplodere le bombe strette intorno al suo corpo di fronte al primo ministro israeliano Sharon ed al suo predecessore, Barak: I due muoiono dilaniati, mentre lei, miracolosamente, sopravvive.

Lo psicologo clinico palestinese dottor Shafiq Masalha ha collezionato circa 300 sogni, stabilendo che il 78% dei bambini palestinesi fanno sogni che hanno a che fare con la politica, mentre il 15% sogna di morire come martire.

Il dottor Masalha ha dato a 150 bambini di diversi campi profughi della Cisgiordania, libri da colorare e matite con cui documentare I loro sogni, attraverso il racconto scritto e attraverso il disegno.

Ha poi decifrato I quaderni pieni di figure, colorati di rosso e nero, rappresentanti la potenza israeliana contrapposta al coraggio palestinese.

Molti di essi si dipingono come eroi, coloro che riusciranno a mettere fine all'occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gaza.

Una bambina 11enne ha sognato di trovare un missile israeliano inesploso e di averlo usato per colpire un insediamento di coloni. "Molti israeliani sono morti nell'attacco. Vedendo il missile che io avevo trovato, la polizia imparo' a costruirne e, ogni notte, con essi, colpivano gli insediamenti, finche' I coloni scapparono", scrive la bimba.

Masalha ha detto che molti disegni terminavano con la frase: "Vorremmo essere come tutti gli altri bambini".

Lo psicologo sostiene che la miseria causata dall'assedio israeliano e la morte di quasi 570 palestinesi, dozzine di essi adolescenti, spaventano I bambini dei Territori occupati.

La televisione contribuisce a dilatare il trauma. Il dottor Iyyad al Sarraj del Centro di Salute mentale di Gaza, ha messo in guardia le autorita' circa la pericolosita', per la salute mentale dei bambini, della messa in onda di scene devastanti in ore non consone.

Il campo profughi di Aida, presso Betlemme, e' la casa di centinaia di bambini palestinesi le cui notti sono terrorizzate dalle scene di violenza vissute durante il giorno, nel quotidiano confronto con le forze d'occupazione.

La loro scuola e' nei pressi di un sito che conserva le spoglie della matriarca biblica Rachele, ed e' percio' presidiato da militari israeliani. I colpi sparati dai militari colpiscono spesso le pareti della scuola.

L'assistente sociale Iman Saleh aiuta I bambini traumatizzati a controllare le loro paure ed insegna loro tecniche di sopravvivenza quali stendersi sul pavimento allorche' la scuola e' presa di mira, o canzoni che li distraggano dal suono delle pallottole.

Molte mamme si rivolgono a lei preoccupate del fatto che I loro figli bagnano il letto, non si impegnano abbastanza nello studio, ingaggiano lotte libere a scuola o a casa. Le loro vite sono immerse nella rivolta.

"Prima dell'Intifada, la loro vita era quasi normale", sostiene Iman. "Ora vogliono solo giocare a palestinesi contro soldati". Alcuni bambini giocano a lanciare pietre, altri, armati con attrezzi piu' professionali, quali fionde simboleggianti armi automatiche, fingono di essere soldati.

Il dottor Sarraj ritiene che I bambini che assistono alle scene di violenza attraverso la TV non sono psicologicamente rovinati, ma turbati e fortemente spaventati.

Quelli le cui case sono state demolite dai bulldozers israeliani, che hanno visto gente morire o che hanno avuto lutti in famiglia sono realmente sottoposti a traumi pericolosi.

Essi esprimono il trauma attraverso un mutamento del comportamento che si evince da una forma di violenza contro se stessi. Molti sono preoccupati per il loro rendimento scolastico, non riescono a concentrarsi sullo studio e, come sintomo cardinale, soffrono di enuresi notturna.

Sarraj, che guida otto centri di igiene mentale a Gaza, ritiene che, se non si corre prontamente ai ripari, questa situazione influenzera' la societa' palestinese di domani.

I BAMBINI CRESCONO IN UNA PENTOLA A PRESSIONE

Il dottor Sarraj sostiene che la societa' palestinese e' come una pentola a pressione per I bambini, che crescono con una intensa coscienza politica, specie dall'inizio dell'Intifada.

Il blocco militare israeliano ha rafforzato I legami all'interno delle comunita'.

"Non abbiamo un'adolescenza innocente", dice Sarraj, aggiungendo che I bambini "sono molto politicizzati e molto influenzati dalla situazione a cui sono esposti".

Al campo profughi di Aida, la 13enne Shatha Yusef vuole diventare ingegnere agricolo per "impedire la confisca delle terre da parte di Israele". Suo fratello Sarey, di nove anni, vuole diventare un combattente degli Hezbollah. I sogni di entrambi sono disturbati. Shatha sogna spesso che un bimbo di Gaza ucciso all'inizio della rivolta le chiede aiuto.

Suo fratello sogna il corpo del suo amico Mota'z coperto di pallottole pendente da una trave. Saray ha visto effettivamente il corpo del suo compagno di giochi ucciso dagli israeliani alcuni mesi fa, in televisione, sepolto come un giovane eroe palestinese.

A volte esprime il desiderio di diventare martire come Mota'z, altre di diventare soldato "per proteggere le case palestinesi dalle demolizioni dei soldati israeliani. Mio padre mi ha detto che I martiri vanno in paradiso, cosi' io gli ho detto che, quando avro' 17 anni, andro' fuori a tirare pietre".

Sarraj afferma che I bambini palestinesi ritengono il martirio per la causa del loro popolo come "l'ideale piu' alto". "E' una forma di glorificazione ammessa dalla societa'. Finche' vi e' l'occupazione israeliana, finche' vi sono gli insediamenti vi saranno anche giovani pronti a morire e a diventare bombe umane".
http://www.arabcomint.com/i_sogni_dei_bambini_palestinesi.htm

I bambini a rischio a causa della crisi alimentare

Vertice Fao: Save the Children, i bambini quelli più a rischio a causa della crisi alimentare


La più grave crisi causata dall’aumento dei prezzi degli alimenti dalla metà degli anni settanta, non può che peggiorare la condizione dei 178 milioni di bambini con meno di cinque anni che crescono malnutriti. Per contro, solo 300 milioni di dollari sono stanziati ogni anno per la nutrizione di base e i paesi donatori, primi tra tutti quelli europei, sono privi di una reale strategia per la risoluzione della fame nel mondo.
In Tajikistan il prezzo di alcuni alimenti di base come cavoli, olio e pane è aumentato del 200%. In Egitto, dove il 40% della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno, il prezzo del pane è balzato da 36 a 55 centesimi di dollaro al chilogrammo, mentre quello del riso è passato da 2,90 a 5,23 dollari. In Uganda, si è avuto un incremento del 50% del costo della farina.

L’impatto della crisi alimentare nei paesi in via di sviluppo sta avendo le ripercussioni più gravi sulla vita dei bambini, in particolar modo di quelli che non hanno ancora compiuto 2 anni, per i quali si aggraverà la malnutrizione acuta o cronica. In Bangladesh, si prevede che la malnutrizione cronica raggiungerà il tasso del 43% mentre quella acuta quello del 12,9%, mentre ad Haiti si arriverà rispettivamente al 23,3% e 9,1% e infine in Etiopia al 46,5% e 10,5%. A lungo termine, inoltre, fame e malnutrizione avranno effetti negativi sullo sviluppo fisico e cognitivo dei bambini.

“Se una famiglia media americana spende il 9,9% del proprio reddito per il cibo, per una famiglia di Kouakourou in Mali, questa percentuale si impenna raggiungendo un range che va dal 50% all’80%. È chiaro pertanto che, in questi paesi, gli effetti dell’aumento dei prezzi sulla vita quotidiana dei membri della famiglia, soprattutto sui bambini, sono più impattanti” – sottolinea Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.

Ogni anno perdono la vita 10 milioni di bambini per varie cause facilmente prevenibili che vanno dalla polmonite alla dissenteria, dalla malaria al morbillo: la malnutrizione è all’origine di un terzo di queste morti e una concausa per una percentuale che va dal 36 al 60%.
Oltre ad un aumento delle malattie dovuto ad un’alimentazione molto povera, gli effetti della crisi alimentare si faranno sentire anche sulla frequenza scolastica, a causa dell’impossibilità delle famiglie di pagare le rette o i libri o dell’incapacità dei bambini di concentrarsi a causa della fame.

Inoltre i bambini, per aumentare il reddito familiare, potrebbero essere costretti ad abbandonare la scuola e a lavorare o a chiedere l’elemosina, e nei casi più estremi trovare modi di guadagno alternativi prostituendosi o diventare vittime di tratta a scopo sessuale.

“Pertanto Save the Children raccomanda alcune azioni preventive – continua Valerio Neri -, volte a creare reti di sicurezza sociale, che provvedano a fornire cibo o denaro, e nello stesso tempo, invita ad aumentare gli sforzi per la distribuzione e l’adattamento alla realtà locale di interventi efficaci per la salute, l’educazione e la protezione. Inoltre, accanto al monitoraggio della situazione alimentare e alla risposta immediata ad ogni allarme malnutrizione, particolarmente importante appare aiutare i coltivatori locali a prepararsi per la prossima stagione e i piccoli proprietari ad aumentare la propria produttività affinché possano avere uno sbocco nei mercati a breve o a lungo termine”.
http://www.savethechildren.it/2003/comunicati.asp?id=520


Le mine antiuomo

Le mine sono antiuomo: la Campagna internazionale

Nel dicembre 1997 il premio Nobel per la pace e' stato conferito alla Campagna internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo ed alla sua portavoce Jodie Williams. Si e' trattato di un importante riconoscimento all'insieme di associazioni, gruppi e singoli individui che da alcuni anni cercano di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla questione delle mine antiuomo, sul peso economico, sociale ed umano da esse rappresentato, e sulla necessita' di uno sforzo collettivo per risolvere questo drammatico problema.

Uno dei risultati più importanti raggiunti dalla Campagna Internazionale è stata la pressione su un gran numero di paesi per indurli alla firma di un trattato internazionale sulla messa al bando delle mine antiuomo. Questi sforzi sono stati coronati da successo: alla fine del '97 nella conferenza ad Ottawa è stato raggiunto un accordo per il bando totale di queste armi. Il trattato ha finora ottenuto la firma di un elevato numero di paesi partecipanti e tra questi l'Italia (ma non ancora quella di paesi importanti quali gli USA e la Cina).

Questi risultati, per quanto significativi, non devono far perdere di vista le dimensioni del problema che la comunità internazionale ha ancora di fronte a sé. Infatti, anche se queste armi fossero definitivamente messe al bando in tutto il pianeta (e siamo ancora lontani dal raggiungimento di questo obiettivo), resterebbe ancora aperto il problema dell'eliminazione delle mine già disseminate in un gran numero di paesi …(continua).
http://www.volint.it/scuolevis/commercio%20armi/mine.htm