Libertà

Questo blog vuole essere un'antologia sulla libertà. E' dedicato a tutti coloro che credono che la Libertà sia assolutamente necessaria allo sviluppo della nostra civiltà, tormentata ancora da ogni genere di sopruso, guerre, torture e ingiustizie sociali

domenica 20 luglio 2008

Una manifestazione pacifica a Genova ricorda Giuliani



E' stata una manifestazione pacifica quella organizzata a Genova in piazza Alimonda dove venne ucciso Carlo Giuliani il 20 luglio di 7 anni fa durante gli scontri di piazza tra no global e forze dell'ordine del G8. Tra gli altri, erano presenti i genitori del giovane, Heidi e Giuliano Giuliani, quindi don Gallo, Mark Cowell, il manifestante britannico picchiato nel corso dell'irruzione delle forze dell'ordine nella scuola Diaz e ricoverato in ospedale in condizioni serie, l'ex ministro per la Solidarieta' sociale Paolo Ferrero (Rifondazione Comunista) insieme al collega di partito ed ex senatore Giovanni Russo Spena. Presente anche Vittorio Agnoletto, parlamentare europeo e all'epoca portavoce del movimento no global. Ad animare la commemorazione, una banda musicale di rom e, a piu' riprese, con la sua chitarra Andrea Rivera, il giovane noto per la gag dei 'citofoni' nella trasmissione 'Parla con me'. Allo scoccare delle 17.25, ora in cui venne ucciso Carlo, i no global hanno osservato un minuto di silenzio mentre il padre del giovane ucciso 7 anni fa da un carabiniere ha ricordato quella tragedia: "Sette anni fa furono sparati due colpi diretti, non in aria. Uno dei due prese Carlo sotto l'occhio sinistro. Poi si e' tentato di inventare il peggio, la pietra che fece deviare il proiettile e cosi' via, ma la verita' resta quella e vogliamo che sia affermata e diciamo ancora una volta, per questa battaglia di verita', grazie Carlo, grazie Carlo". A queste parole e' scoppiato un lungo applauso dei manifestanti. Pochi istanti dopo, in piazza e' riecheggiata la voce di Carlo Giuliani che, ancora molto giovane, aveva letto alcune lettere di condannati a morte della strage del Turchino compiuta dalle SS nel 1944: "Tredici anni fa - ha spiegato il padre Giuliano - per un servizio televisivo sulla resistenza, preparammo un documento sul Sacrario del Turchino e pensammo fosse giusto e importante leggere le lettere dei condannati a morte, molti dei quali giovanissimi. Per questo chiedemmo a Carlo di leggere quelle lettere. Quel filmato - ha concluso - lo abbiamo conservato e vi facciamo ascoltare alcune lettere che Carlo lesse per quel servizio". Su un lato della piazza sono stati sistemati gli striscioni, di Emergency, di un gruppo tedesco con la scritta "Carlo Giuliani e' stato assassinato il 20 luglio del 2001, nessuna criminalizzazione dei movimenti di emancipazione", un'altro su cui erano state pitturate impronte di mani colorate con la scritta "prendeteci anche queste!", un'altro ancora del 'Comitato Piazza Carlo Giuliani'. Vicino agli striscioni sono stati appesi anche piccoli quadri, parte della mostra sui tragici fatti del G8 allestita al Munizioniere di Palazzo Ducale, e alcune lettere, in italiano e in inglese, di ragazzi che si trovavano nella Diaz la notte del 21 luglio o che furono portati alla caserma di Bolzaneto. A distanza, in piazza della Vittoria, erano schierati i mezzi blindati di polizia e carabineri con agenti e militari in tenuta antisommossa. (AGI) - Genova, 20 lug. –

http://notizie.alice.it/notizie/cronaca/2008/07_luglio/20/una_manifestazione_pacifica_a_genova_ricorda_giuliani,15501214.html?mod=frame&provid=14

mercoledì 16 luglio 2008

La coscienza a posto: apologo sull'onestà nel Paese dei corrotti / di Italo Calvino

Dalla rivista diretta da Goffredo Fofi "Lo straniero", n. 72 del giugno 2006 (sito: www.lostraniero.net) riprendiamo il seguente indimenticabile articolo di Italo Calvino. Nella rivista il testo e’ accompagnato dalla seguente nota redazionale: "Questo testo e’ apparso per la prima volta su ’la Repubblica’ il 15 marzo 1980, ma appare negli appunti dell’archivio Calvino con il titolo ’La coscienza a posto’. E’ stato ripubblicato in Romanzi e racconti (Meridiani Mondadori, 1994, vol. 3, pp. 290-293) come ’La coscienza a posto (Apologo sull’onesta’ nel paese dei corrotti)’.

C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, ne’ che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti piu’ o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perche’ quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si e’ piu’ capaci di concepire la vita in altro modo) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente, cioe’ chiedendoli a chi li aveva in cambio di favori illeciti. Ossia, chi poteva dar soldi in cambio di favori, in genere gia’ aveva fatto questi soldi mediante favori ottenuti in precedenza; per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo di una sua autonomia. Nel finanziarsi per via illecita, ogni centro di potere non era sfiorato da alcun senso di colpa, perche’ per la propria morale interna, cio’ che era fatto nell’interesse del gruppo era lecito, anzi benemerito, in quanto ogni gruppo identificava il proprio potere col bene comune; l’illegalita’ formale, quindi, non escludeva una superiore legalita’ sostanziale. Vero e’ che in ogni transazione illecita a favore di entita’ collettive e’ usanza che una quota parte resti in mano di singoli individui, come equa ricompensa delle indispensabili prestazioni di procacciamento e mediazione: quindi l’illecito che, per la morale interna del gruppo era lecito, portava con se’ una frangia di illecito anche per quella morale. Ma a guardar bene, il privato che si trovava ad intascare la sua tangente individuale sulla tangente collettiva, era sicuro di aver fatto agire il proprio tornaconto individuale in favore del tornaconto collettivo, cioe’ poteva, senza ipocrisia, convincersi che la sua condotta era non solo lecita ma benemerita. Il paese aveva nello stesso tempo anche un dispendioso bilancio ufficiale, alimentato dalle imposte su ogni attivita’ lecita e finanziava lecitamente tutti coloro che lecitamente o illecitamente riuscivano a farsi finanziare. Poiche’ in quel paese nessuno era disposto non diciamo a fare bancarotta, ma neppure a rimetterci di suo (e non si vede in nome di che cosa si sarebbe potuto pretendere che qualcuno ci rimettesse), la finanza pubblica serviva ad integrare lecitamente in nome del bene comune i disavanzi delle attivita’ che sempre in nome del bene comune si erano distinte per via illecita. La riscossione delle tasse, che in altre epoche e civilta’ poteva ambire di far leva sul dovere civico, qui ritornava alla sua schietta sostanza di atto di forza (cosi’ come in certe localita’ all’esazione da parte dello Stato si aggiungeva quella di organizzazioni gangsteristiche o mafiose), atto di forza cui il contribuente sottostava per evitare guai maggiori, pur provando anziche’ il sollievo del dovere compiuto, la sensazione sgradevole di una complicita’ passiva con la cattiva amministrazione della cosa pubblica e con il privilegio delle attivita’ illecite, normalmente esentate da ogni imposta.

Di tanto in tanto, quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva di applicare le leggi, provocando piccoli terremoti in qualche centro di potere e anche arresti di persone che avevano avuto fino ad allora le loro ragioni per considerarsi impunibili. In quei casi il sentimento dominante, anziche’ di soddisfazione per la rivincita della giustizia, era il sospetto che si trattasse di un regolamento di conti di un centro di potere contro un altro centro di potere. Cosi’ che era difficile stabilire se le leggi fossero usabili ormai soltanto come armi tattiche e strategiche nelle guerre tra interessi illeciti oppure se i tribunali per legittimare i loro compiti istituzionali dovessero accreditare l’idea che anche loro erano dei centri di potere e di interessi illeciti come tutti gli altri. Naturalmente, una tale situazione era propizia anche per le associazioni a delinquere di tipo tradizionale, che coi sequestri di persona e gli svaligiamenti di banche si inserivano come un elemento di imprevedibilita’ nella giostra dei miliardi, facendone deviare il flusso verso percorsi sotterranei, da cui prima o poi certo riemergevano in mille forme inaspettate di finanza lecita o illecita. In opposizione al sistema guadagnavano terreno le organizzazioni del terrore che usavano quegli stessi metodi di finanziamento della tradizione fuorilegge e con un ben dosato stillicidio d’ammazzamenti distribuiti tra tutte le categorie di cittadini illustri e oscuri si proponevano come l’unica alternativa globale del sistema. Ma il loro effetto sul sistema era quello di rafforzarlo fino a diventarne il puntello indispensabile e ne confermavano la convinzione di essere il migliore sistema possibile e di non dover cambiare in nulla. Cosi’ tutte le forme di illecito, da quelle piu’ sornione a quelle piu’ feroci, si saldavano in un sistema che aveva una sua stabilita’ e compattezza e coerenza e nel quale moltissime persone potevano trovare il loro vantaggio pratico senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto. Avrebbero potuto, dunque, dirsi unanimemente felici gli abitanti di quel paese se non fosse stato per una pur sempre numerosa categoria di cittadini cui non si sapeva quale ruolo attribuire: gli onesti.

Erano, costoro, onesti, non per qualche speciale ragione (non potevano richiamarsi a grandi principi, ne’ patriottici, ne’ sociali, ne’ religiosi, che non avevano piu’ corso); erano onesti per abitudine mentale, condizionamento caratteriale, tic nervoso, insomma non potevano farci niente se erano cosi’, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno al lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione di altra persone. In quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto, gli onesti erano i soli a farsi sempre gli scrupoli, a chiedersi ogni momento che cosa avrebbero dovuto fare. Sapevano che fare la morale agli altri, indignarsi, predicare la virtu’ sono cose che riscuotono troppo facilmente l’approvazione di tutti, in buona o in mala fede. Il potere non lo trovavano abbastanza interessante per sognarlo per se’ (o almeno quel potere che interessava agli altri), non si facevano illusioni che in altri paesi non ci fossero le stesse magagne, anche se tenute piu’ nascoste; in una societa’ migliore non speravano perche’ sapevano che il peggio e’ sempre piu’ probabile.

Dovevano rassegnarsi all’estinzione? No, la loro consolazione era pensare che, cosi’ come in margine a tutte le societa’ durate millenni s’era perpetuata una controsocieta’ di malandrini, tagliaborse, ladruncoli e gabbamondo, una controsocieta’ che non aveva mai avuto nessuna pretesa di diventare "la" societa’, ma solo di sopravvivere nelle pieghe della societa’ dominante ed affermare il proprio modo di esistere a dispetto dei principi consacrati, e per questo aveva dato di se’ (almeno se vista non troppo da vicino) un’immagine libera, allegra e vitale, cosi’ la controsocieta’ degli onesti forse sarebbe riuscita a persistere ancora per secoli, in margine al costume corrente, senza altra pretesa che di vivere la propria diversita’, di sentirsi dissimile da tutto il resto, e a questo modo magari avrebbe finito per significare qualcosa di essenziale per tutti, per essere immagine di qualcosa che le parole non sanno piu’ dire, di qualcosa che non e’ stato ancora detto e ancora non sappiamo cos’e’.

L’apologo di Calvino è stato diffuso da: La nonviolenza in cammino, numero 1337 del 25 giugno 2006.
http://www.girodivite.it/La-coscienza-a-posto-apologo-sull.html

martedì 15 luglio 2008

Bolzaneto

BOLZANETO: 15 CONDANNE E 30 ASSOLUZIONI. I GIUDICI, NESSUNA TORTURA

(ASCA) - Roma, 15 lug - Quindici condanne e trenta assoluzioni. E' la sentenza del processo sulle violenze nella caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova nel 2001. Dopo circa 11 ore di Camera di consiglio, il presidente del Tribunale penale di Genova, Renato Delucchi, ha pronunciato la sentenza con cui la Corte genovese ha giudicato 45 imputati (poliziotti, guardie penitenziarie, medici e infermieri) accusati di vari reati tra cui lesioni, maltrattamenti e falso: i giudici non hanno riconosciuto l'aggravante della crudelta' e dei motivi abietti assimilabili al reato di tortura. Le condanne, inflitte soprattutto a membri delle forze di polizia, variano tra i cinque mesi e i cinque anni (nessuno, pero', finira' in prigione). Sono stati comminati complessivamente 24 anni di carcere, contro i 76 anni, 4 mesi e 20 giorni chiesti dai pm genovesi. La condanna piu' pesante, 5 anni, all'ispettore delle guardie penitenzierie Antonio Biagio Gugliotta, che aveva la responsabilita' della caserma di Bolzaneto.
http://notizie.alice.it/notizie/politica/2008/07_luglio/15/bolzaneto%20%2015%20condanne%20e%2030%20assoluzioni%20%20i%20giudici%20%20nessuna%20tortura,15442751.html?pmk=nothpstr2

lunedì 14 luglio 2008

Manifesto contro tutti i razzismi e per le diversità


Uno dei sintomi più preoccupanti delle crisi individuai e collettive delle società umane è il peggioramento dei rapporti fra le persone, l’aumento della litigiosità, e la tendenza a trovare un “nemico” contro cui rivolgersi e da emarginare. Le crisi più profonde in genere avvengono in situazioni obiettivamente difficili di instabilità provocata da difficoltà economiche, guerre, catastrofi naturali ecc., in cui il futuro appare fuori controllo e difficile da prevedere. Si diffonde allora la paura e si cercano capri espiatori su cui scaricare l’ansia. Così prende forza ogni tipo di razzismo, che si dirigerà verso tutti i “diversi” e quindi non solo verso gli appartenenti ad altri popoli e culture ma anche ad esempio gli omosessuali, gli handicappati, le persone con disagio mentale, quelli che la pensano diversamente dal gruppo umano dominante in quel momento ecc. Ecco, l’Italia, nonostante che non ci siano in vista crisi economiche catastrofiche, che nessuno muoia veramente di fame e che siamo persino una delle Nazioni del G8, mostra sintomi preoccupanti di paura e quindi di frammentazione, di astio, di voglia di colpire un nemico. Così come la causa del malessere è in gran parte indistinta , l’identificazione del nemico è incerta e va dai Rom ( spesso confusi incredibilmente con i romeni forse semplicemente per le prime tre lettere del nome), agli altri immigrati ( sono stati additati come tali gli albanesi prima , i romeni poi , i “mussulmani” sempre ecc.), agli omosessuali , ai “matti”, ai “comunisti”e verrà la volta degli handicappati mentre sento sempre di più riaffiorare il termine “lobby” anche se l’aggettivo “ebraica” ancora non viene pronunciato che in rari casi. Le forze politiche che ci governano in questo momento sono senza dubbio coscienti di quanto avviene e anzi si muovono con astuzia , attraverso i mezzi di comunicazione che controllano in gran parte, per fomentarla , come del resto hanno fatto per molti anni giocando alla distruzione della cultura che si era formata con la resistenza e che è presente nella Costituzione . Non a caso viene pesantemente colpita la organizzazione dello Stato nei suoi pilastri come avviene per la magistratura, e si vogliono distruggere tutti i servizi che danno l’immagine di uno Stato protettivo di una collettività coesa ( salute, scuola, tutela dell’ambiente) privatizzando con coerenza feroce i beni comuni. Tutte queste azioni si fondano molto spesso sulla ignoranza diffusa , sulla perdita di ogni memoria storica, sul tentativo di distruggere il pensiero e con esso la coscienza di cosa significa “bene essere”, stare bene in questa vita. E’ necessaria una “verifica di realtà” che impedisca di sbranarsi sulle parole di cui nemmeno si vuol conoscere il significato, come Rom, sicurezza, immigrato ecc. E’ con questo spirito che la Regione Toscana ha dedicato la manifestazione annuale a S.Rossore all’esame di tutti i razzismi, chiedendomi, su una idea di Ugo Caffaz, di organizzare la stesura di un “Manifesto antirazzista” firmato da un gruppo di persone che si occupano di scienza da diversi punti di vista ( genetisti , psichiatri, antropologi culturali, filosofi della scienza, etologi, demografi). Le motivazioni erano molteplici. Innanzitutto proprio a S.Rossore, il 14 luglio 1938 era stato firmato un “Manifesto degli scienziati in difesa della razza” a cui proprio persone di scienza dovevano rispondere anche tenendo conto dei progressi delle nostre conoscenze da allora ad ora e in questo modo finalmente , dopo settanta anni, dissociarsi completamente dai servi dell’allora governo fascista. Il Manifesto, che è stato presentato il 19 Luglio del 2008 dal Presidente della Regione Toscana Claudio Martini e da me e largamente discusso durante tutto il meeting di S.Rossore, è disponibile sul sito della Regione Toscana ( www.regione.toscana.it )ed é aperto sullo stesso sito alle adesioni, è stato assunto come documento ufficiale dalla regione e verrà presentato e discusso in tutte le scuole della Regione su indicazione dell’assessorato competente. Il Manifesto contraddice punto per punto ( dieci punti in tutto) quello dei fascisti ma qui voglio sottolineare brevemente quelli che sono i concetti fondamentali che ne emergono:
Continua…
http://www.sinistra-democratica.it/un-manifesto-contro-tutti-i-razzismi-e-la-diversit

mercoledì 2 luglio 2008

Tra i fuochi in mezzo al cielo

Volevo vivere la mia esistenza
Lavorando e amando
Come ho sempre saputo fare
Come ho sempre saputo fare
Ma la guerra ha scelto per noi
Con le sue leggi senza senso
E il paradiso e’ diventato inferno
Sentirsi diversi e mostrarsi uguali
Ma come si vive se non puoi respirare
Ma dimmi come si vive senza ossigeno
Ci hanno chiamati per definizione
Un avanzo dell’ umanità
E cosa ancora peggiore
Ci hanno lasciati soli in balìa del vento
E il fiume ora spinge i suoi morti verso ovest
Verso ovest
E il fiume spinge i suoi morti verso ovest
Ma come puoi vivere se non puoi respirare
Ma dimmi come si vive
Senza ossigeno
quando il silenzio esploderà
questa terra sarà già deserto
quando la fine arriverà
la storia non salderà il conto
sembra così vicina adesso
Questa luna fredda, ghiacciata
Di fronte alla follia dell’uomo
Che non conosce tregua ne’ compassione
Ma che cos’e’ la paura in fondo
Quando il vero nemico
Il vero nemico
E’ il sonno della ragione
Perchè non puoi vivere
Se non puoi respirare
Ma dimmi come si vive senza ossigeno
Quando il silenzio esploderà
Questa terra sarà già deserto
Quando la fine arriverà
La storia non salderà il conto
Quando il silenzio esploderà
Questa terra sarà già deserto
Quando la fine arriverà
La storia non salderà il conto

Paola Turci

http://www.vociperlaliberta.it/web_pai.php?ID=4

Pane e coraggio


Proprio sul filo della frontierail commissario ci fa fermaresu quella barca troppo pienanon ci potrà più rimandaresu quella barca troppo pienanon ci possiamo ritornare.
E sì che l'Italia sembrava un sognosteso per lungo ad asciugaresembrava una donna fin troppo bellache stesse lì per farsi amaresembrava a tutti fin troppo belloche stesse lì a farsi toccare.
E noi cambiavamo molto in frettail nostro sogno in illusioneincoraggiati dalla bellezzavista per televisionedisorientati dalla miseriae da un po' di televisione.
Pane e coraggio ci vogliono ancorache questo mondo non è cambiatopane e coraggio ci vogliono ancorasembra che il tempo non sia passatopane e coraggio commissarioche c'hai il cappello per comandarepane e fortuna moglie miache reggi l'ombrello per riparare.
Per riparare questi figlidalle ondate del buio maree le figlie dagli sguardiche dovranno sopportaree le figlie dagli oltraggiche dovranno sopportare.
Nina ci vogliono scarpe buonee gambe belle LuciaNina ci vogliono scarpe buonepane e fortuna e così siama soprattutto ci vuole coraggioa trascinare le nostre suoleda una terra che ci odiaad un'altra che non ci vuole.
Proprio sul filo della frontieracommissario ci fai fermarema su quella barca troppo pienanon ci potrai più rimandaresu quella barca troppo pienanon ci potremo mai più ritornare.
Ivano Fossati
http://www.vociperlaliberta.it/web_pai.php?ID=2